MISS JULIE - LA NOTTE DEL PIACERE

Regia: Mike Figgis
Con: Saffron Burrows, Peter Mullan, Maria Doyle Kennedy, Tam Dean Burn
Genere: drammatico
Distribuzione: Mustang
“La notte del piacere” era il titolo assurdo e acchiappa ingenui con cui nel 1951 uscì in Italia l’adattamento cinematografico con Anita Björk (miss Julie) e Ulf Palme (Jean) firmato da Alf Sjoberg, cineasta di spicco in Svezia che fu tra l’altro maestro di Ingmar Bergman, del dramma “La signorina Julie” di August Strindberg, film vincitore, ex-aequo con “Miracolo a Milano” di De Sica (e Zavattini, autore della splendida sceneggiatura) della Palma d'oro a Cannes nel 1951 e tra i migliori del regista. Titolo che è stato ripreso, sia pure come secondo, di questo ulteriore adattamento del 1999, ora recuperato in dvd (nessun extra), con Saffron Burrows e Peter Mullan diretto dal britannico Mike Figgis, i cui film più noti sono “Stormy monday”, “Affari sporchi” e il pluripremiato “Via da Las Vegas” che fece vincere l’Oscar e il Golden globe per il protagonista a Nicolas Cage. Tragedia di attrazione e repulsione e insieme virulenta messinscena di lotta di potere tra classi sociali e di oppressione sessuale delle donne, “La signorina Julia” creò scalpore e scandalo nella Svezia puritana del 1888, ma rese famoso all’estero il nome del suo autore. Ambientata a fine ‘800 in una ricca tenuta a nord della Svezia dove si svolge la Festa di mezza estate, vede la giovane contessa Julie, ultima discendente della nobile famiglia dei proprietari, unirsi ai servi incurante del loro imbarazzo e soprattutto cercare di sedurre, in un gioco sadomaso in cui lei arriva ad umiliarlo comandandolo e ricordandogli che è solo il suo cameriere, Jean, il fedele servitore del padre che ha capito essere innamorato di lei. Una seduzione che si spingerà sino all’estremo limite con inattesi esiti tragici. Girato in chiave realistica, interamente con camera a mano e in sequenza (ossia seguendo lo svolgimento del dramma per permettere agli attori di crescere e maturare con i loro personaggi, il film di Figgis non raggiunge le vette di quello di Sjoberg anche perché la Julie della Burrows, a suo tempo compagna del regista, è sì bella, altera e anche odiosa, ma non arriva a restituire complessità e altezzosa fragilità della giovane che interpreta mentre il sin troppo macho Mullan spreca la possibilità di offrire una variazione del morboso e cinico ”Il servo” di Losey. Se il film non va oltre la sufficienza, resta comunque la crudele bellezza del testo di Strindberg.
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