Martina Camanini, unica bresciana nella serie A di tamburello

Vincenzo Cito
Ha esordito nella massima serie all’età di 16 anni, ora gioca nel Ciserano
Martina Camanini - © www.giornaledibrescia.it
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Disegna traiettorie fantasiose e imprevedibili sul campo e nella vita Martina Camanini, 20 anni il prossimo 5 luglio, unica bresciana a giocare in serie A. Categoria nella quale ha debuttato a soli 16 anni dopo essersi guadagnata la promozione col Cereta, club mantovano nel quale ha colto una lunga serie di successi a livello giovanile.

Dopo l’esperienza nella stagione successiva al San Paolo d’Argon, è rimasta nella Bergamasca andando al Ciserano, arrivato l’anno scorso alla salvezza da matricola e impegnato quest’anno, pur con una rosa indebolita da tante partenze, nel confermarsi in un torneo che concentra il meglio del tamburello italiano.

Tra le protagoniste assolute c’è proprio Martina, che ha scoperto questo sport da bambina a Nigoline, frazione di Corte Franca nella quale è cresciuta. «Eravamo un gruppo di otto ragazze – ricorda –. Dapprima era un gioco, rapidamente è diventato la mia passione». E mentre Camanini completava il processo di crescita al Cereta, si avvicinava alla disciplina anche il fratello Michele, sedicenne, che già l’anno scorso era titolare del Nigoline, iscritto alla serie D. I due fratelli sono inseparabili. Quando il calendario lo permette si seguono a vicenda.

La sera, a cena, però, partono gli scherzi. «Ci prendiamo amabilmente in giro – sorride Martina –, rimproverandoci il minimo errore. Sarà che giochiamo in ruoli diversi e lui spesso fa finta di non comprendere quanto importante sia il mio compito di mezzovolo». In questa disciplina è il più delicato e può essere paragonato – semplificando al massimo –,a quello del fantasista nel calcio. In uno sport in cui le posizioni in campo sono immutabili e i giocatori non possono superare la propria metà campo, l’unico dei cinque che può sparigliare il mazzo è proprio chi sta in mezzo, tra le due linee di battitori-ricevitori e di terzini.

In Nazionale - © www.giornaledibrescia.it
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Ogni iniziativa va però ponderata con la giusta scelta di tempo, perché un intervento sbagliato può rivelarsi controproducente, facilitando il compito del mezzovolo avversario. In questo, Camanini – che ha giocato anche nella Nazionale Juniores – è insuperabile. Raramente un suo attacco è uguale all’altro e la voce che più si sente durante una partita del Ciserano è quella di una compagna che le grida "brava". La ragazza di Nigoline ha temperamento e carattere.

È molto severa con sé stessa, ogni errore la rende furibonda. Macina a fatica le sconfitte. «Mi ci vogliono ore, spesso giorni per riprendermi – ammette –, e aspetto con ansia l’allenamento del mercoledì per confrontarmi con le compagne». Un altro lo fa a Nigoline, con la squadra maschile, assieme al fratello Michele, che si sta rivelando uno dei più promettenti battitori-ricevitori del nostro tamburello.

Grandi valori

Il mondo di Martina è arricchito da grandi valori, tutti assorbiti nel mondo del tamburello, nel quale ha conosciuto anche il fidanzato, giocatore di serie A. Poco amante dei social, è iscritta a Brescia alla facoltà di Giurisprudenza. «Voglio dare un senso ai miei studi stando dalla parte della giustizia – racconta –. Con tutto il rispetto per il ruolo, non mi vedo come avvocato costretto talvolta a difendere una causa nella quale non crede. Preferisco la carriera del pubblico ministero per dare il mio piccolo contributo alla costruzione di una società migliore». La sua più amata compagna di giochi è tuttora nonna Nini, 93 anni, che le sta insegnando l’uncinetto. Camanini guarda alla vita con l’entusiasmo e la forza con cui affronta una partita di tamburello, sicura che ogni sacrificio viene sempre ben ripagato.

«Di questo sport mi piacciono il senso di appartenenza, il rispetto dei ruoli e il rapporto che c’è tra le giocatrici –afferma –. Anche dopo partite molto combattute alla fine ci scambiamo abbracci. Le rivalità non cancellano le amicizie e io, per fortuna, ne ho coltivate tante, anche tra le avversarie. È uno sport considerato impropriamente da vecchi. Da anni non è più così. Richiede seria preparazione fisica e tecnica, perché le partite possono durare ore e la qualità del nostro campionato è alta».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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