Manlio Milani: «Rivivo i giorni prima del 28 maggio ’74»
Manlio Milani lo dice subito, in premessa: «È difficile per me essere qui stasera, perché rivivo quei giorni, anche quelli che precedettero il 28 maggio del 1974». Sono passati cinquant’anni dalla strage fascista che uccise otto persone e ne ferì oltre cento. Ma chi, come il presidente dell’Associazione delle vittime, quei giorni li ha dolorosamente vissuti, non può non farsi ora delle domande.
«Dobbiamo interrogarci - afferma - sul clima che stiamo vivendo in questi giorni, un clima in cui passano messaggi divisivi e violenti. Perché questo clima? Perché questi cortei militaristicamente squadrati, a Brescia come a Bologna?». E Milani una risposta la formula, convintamente: «Perché dai processi e dalle inchieste in corso, che stanno approfondendo l’eversione di destra, stanno ulteriormente emergendo le collusioni di certi apparati dello Stato. E allora l’obiettivo di qualcuno è quello di intimorire i giudici per impedire loro di andare fino in fondo, oltre che di creare diversivi che impediscano di guardare alle diseguaglianze e portino invece a fare emergere paure e razzismo».
Un clima di violenza che va combattuto, con le armi della democrazia «lo stare insieme, il pluralismo, il saper guardare ad altre culture, il sentirsi parte di un’unica storia». E per farlo «dobbiamo anche - sottolinea Milani - stare molto attenti all’uso del linguaggio, evitando ad esempio di riproporre, come qualcuno cerca di fare, la retorica degli opposti estremismi, che significa solo creare una logica di contrapposizione di cui non si sente proprio il bisogno». Occorre invece «rispondere alle provocazioni con l’unità, anche da parte delle istituzioni».
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