La storia della cagnolina Nina, gettata in un pozzo e adottata da Giulia
Alcune storie di adozione canina sono proprio strappacuore. Come quella della Nina, «arrivata da Frosinone dopo che l’avevano gettata in un pozzo».
La storia
A narrare la storia di questo simil-volpino pingue e dolcissimo è Giulia, la sua padrona 37enne. «Nel 2014 morì il nostro bassotto Giotto. La mia famiglia ha sempre avuto cani di razza, ma dopo questa esperienza non tornerò mai più agli allevamenti: mi rivolgerò sempre al canile».
Lei nel 2015 si recò a quello sanitario gestito da Ats, «ma in quel momento c’erano solo cani molto grandi. Non si adattavano bene alla vita in appartamento. Mi sono quindi buttata un sito che aggregava annunci da tutta Italia. Trovai la Nina, che all’epoca si chiamava Buffy.
I due abbandoni
Nina aveva due mesi, una cucciola quasi neanche svezzata. Era piccolissima, ma già aveva vissuto un trauma enorme: con il fratellino era stata gettata in un pozzo nella campagna di Frosinone. Alcune volontarie dell’Enpa avevano sentito i guaiti e li avevano salvati.
«Il maschietto fu subito adottato in Veneto. La povera Buffy arrivò a Milano in una famiglia con un bimbo piccolo. Dopo dieci giorni la restituirono. Ecco il secondo trauma. Non mi capacito del perché: è un cane delizioso, non ha mai mangiato neanche una ciabatta». Da quel momento ha però sviluppato una forte antipatia verso i bambini. «A dicembre è nato mio figlio: temevo di dover gestire un suo rifiuto, e invece è molto attenta».
La staffetta
La Nina a Brescia è arrivata tramite staffetta. È così che i cani e i gatti di canili e gattili arrivano in tutta Italia: grazie a volontarie e volontari che si passano la gabbietta come un testimone.
«Compilai un questionario e la selezione fu molto attenta. Dopo il "sì" è nata la mia storia d’amore con la Nina, un cane di una sensibilità rara. Mi riempie d’amore: un amore che solo i cani del canile, con la sofferenza vissuta, sanno donare».
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