La casa famiglia in Romania che accoglie le ragazze in difficoltà

Daniela Zorat
Adriana Formenti, bresciana, ha dato vita a «La Corte dei colori» nel 2011. Da allora ha accolto giovani fragili e i loro bambini: insieme hanno inaugurato un caseificio e ora immaginano anche un pastificio
Le ospiti della Corte dei Colori in Romania
Le ospiti della Corte dei Colori in Romania
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Esiste un angolo di Romania che parla bresciano, che da Brescia ha portato valori quali la solidarietà, l’inclusione, la cura e l’attenzione verso i più fragili, oltre alla voglia e al saper fare tutti nostrani.

È la casa famiglia, nonché impresa sociale di inserimento lavorativo, «La Corte dei colori», progetto a cui ha dato forma l’11 febbraio del 2011 Adriana Formenti, nell’ambito delle iniziative promosse da Punto Missione, onlus del Movimento ecclesiale carmelitano (Mec).

Si trova in un piccolo villaggio rurale, Sârbova, a una trentina di chilometri da Timisoara. Qui hanno trovato il calore di una famiglia e un caseificio in cui lavorare quattro giovani donne svantaggiate e con fragilità, e che, una volta diventate maggiorenni e uscite dall’orfanotrofio, sono state lasciate in mezzo alla strada, pur non essendo assolutamente in grado di badare a se stesse.

A prendersi cura di loro, e dei loro due bambini piccoli - uno di cinque anni e una di cinque mesi -, insieme alla missionaria laica Adriana c’è anche un’altra bresciana, Luisa Dallera.

Divisa tra la Romania e Brescia, Formenti era arrivata a Bucarest per seguire un progetto dei padri carmelitani. Una volta resasi conto di ciò di cui c’era bisogno, si è spostata nelle campagne e qui ha creato «La Corte dei colori».

Il progetto

«Abbiamo ristrutturato una casa e al piano terra abbiamo realizzato il laboratorio per il nostro caseificio, con la cantina in cui far stagionare le forme – spiega con entusiasmo e anche un po’ di orgoglio –. Produciamo ben 13 tipi di formaggio, nove stagionati e quattro freschi. Il sabato li andiamo a vendere al mercato dei produttori di Timisoara. Il lavoro richiede sei, sette ore di impegno ogni giorno, ma le ragazze sono contente, perché vedono che fanno una cosa che piace a tutti. I nostri formaggi sono conosciuti in tutta la Romania».

E pensare che avevano cominciato scaldando un pentolino di latte sul fornello. Le quattro giovani sono persone fragili, «non sono in grado di vivere autonomamente per lunghi periodi. Anche dei loro bambini ci occupiamo io e Luisa, che abbiamo scelto di vivere una vita al servizio degli altri. Per me questo progetto significa vivere la fede in un modo più concreto, non lasciare che si trasformi in un involucro vuoto».

Perché la Romania

La scelta è caduta sulla Romania, dove «il problema dei bambini di strada è forte e dove non esiste la cultura dell’aiuto». Non solo. La Romania rurale è piuttosto arretrata: nel paese in cui è stata creata «La Corte dei colori» l’acqua corrente nelle case è arrivata solo un anno fa, il gas per cucinare è quello delle bombole e per riscaldarsi si usa la legna.

Oltre al calore di una famiglia, con «La Corte dei colori» le ragazze rumene hanno trovato un’attività che potrà garantire loro un futuro. E che presto si amplierà: «Per le due più giovani e più vulnerabili vorremmo creare un pastificio, utilizzando le uova delle nostre numerose galline. È un’attività meno impegnativa del caseificio, alla quale potrebbero far fronte. Per farlo, per acquistare i macchinari e tutto il necessario, avremo il sostegno di Punto Missione e del Mec, ma chi volesse contribuire, sarà certamente ben accetto», conclude Adriana Formenti. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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