Storie

IL VIAGGIO DI FANNY

Regia: Lola Doillon
AA

Regia: Lola Doillon
Con: Léonie Souchaud , Fantine Harduin, Juliane Lepoureau, Ryan Brodie, Anaïs Meiringer, Lou Lambrecht, Igor van Dessel , Malonn Lévana  
Genere: avventura/storico
Distribuzione: Lucky Red

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È un film "piccolino", che oltretutto ha avuto in Italia una distribuzione limitata dal momento che è stato proposto in sala per soli due giorni come evento in occasione della "giornata della Memoria", questo ora disponibile in dvd, ma susciterà interesse per il tema che tratta e perché con un gruppo di attori bambini (l’unica attrice adulta di spicco è la brava Cecile De France) rievoca in modo un po’ diverso e meno tragico (la tragedia del popolo ebreo c’è, ma resta sullo sfondo) il tema dell’Olocausto toccando corde emotive e di impegno e consapevolezza civile con molta efficacia. Premiato al Giffoni film Festival, narra una vicenda di coraggio, libertà e amicizia avvenuta realmente con protagonista Fanny Ben-Ami che l’ha narrata nel suo romanzo autobiografico e che oggi 86enne vive a Tel Aviv dove la regista Lola Doillon, figlia del più noto Jacques, l'ha incontrata. Siamo nel 1943, nella Francia invasa dai nazisti: per evitare che i loro figli cadano vittima dell’odio di Hitler per gli ebrei, alcuni genitori, prima di essere catturati e mandati nei lager, sono riusciti a far fuggire i loro bambini in montagna, ospitati dall’'Oevre de Secours aux Enfants, dove per tre anni hanno vissuto in una specie di casa-famiglia lontano dai soprusi nazisti. Tra di essi c’è Fanny (Leonie Souchaud) con le sue sorelline e nella colonia fa amicizia con altri coetanei nelle sue stesse condizioni. La serenità però finisce perché i rastrellamenti nazisti si intensificano e inaspriscono ed i ragazzini debbono fuggire nel tentativo di raggiungere il confine svizzero passando anche attraverso l’Italia sfuggendo ai controlli della gendarmeria francese, dei soldati tedeschi e anche di quelli italiani.

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Un viaggio difficile e costellato di ostacoli e rischi coi piccoli che vagano tra stanchezza, fatica e pericoli incombenti (spie e infiltrati sono sempre in agguato) in cui Fanny fa da leader cercando di tenere unito il gruppo e guidarlo nella e rischiosa e apparentemente impossibile impresa. Bambini costretti d’improvviso a divenire adulti e ai quali, ancor più dei piedi, martoriati da scarpe rotte e camminate interminabili, a fare male e a provocare scoramento e lacrimoni è l’abbandono da parte di mamma e papà, che scrivono poco o non scrivono più, perché costretti a salire su un treno per andare in un posto sconosciuto. Anche se non è un film d’autore – la regia della Doillon è solo funzionale – “Il viaggio di Fanny” mette in mostra alcuni meravigliosi piccoli e piccolissimi attori (in particolare la  Souchaud, poi Fantine Harduin e la minuscola Juliane Leporeau), mentre denuncia l’ennesimo esempio di inaudita ferocia umana anche nei confronti delle creature più innocenti e indifese (che purtroppo continua a ripetersi: la Storia non ha insegnato proprio nulla…). Con il suo andamento tipico da thriller (dietro ogni angolo si celano una minaccia, il tradimento di un compagno, una mossa falsa, il pericolo di morte), il ritmo abbastanza serrato, qualche concessione alla facile commozione e qualche tocco di poesia, qualche caduta (i soldati, anche italiani, troppo stupidi, incapaci di scoprire i bimbi)  cerca di parlare soprattutto chi ancora non è adulto, a metterlo in guardia per evitare futuri errori e dolori. E lascia impressa la figurina della coraggiosa ragazzina con l’abito rosso. Unico extra il trailer.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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