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Il «maestro giardiniere» Carlo Pagani racconta passioni e segreti

L'amore per raccontare il verde, per la scrittura e gli animali: l'intervista al famoso giardiniere bolognese
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Un’e-mail per chiedere un’intervista e la risposta arriva con una telefonata poche ore dopo:«Pronto sono Carlo Pagani». Non è certo uno che si è montato la testa il giardiniere di Budrio, uno dei più famosi specialisti del verde italiano. Lui che spopola sul web, in libreria, in tv e ha anche una rubrica fissa sulle pagine del mensile «Gardenia». Così l’intervista diventa l’occasione per una piacevole chiacchierata. Perchè Pagani, con il suo accento bolognese, è un affabulatore nato. E il motivo è da ricercare proprio nelle sue parole: «Il mio dopolavoro è divulgare la conoscenza - mi spiega - una passione se la tieni per te non va bene»
 
Le passioni nascono da piccoli. «Negli anni Cinquanta il nostro divertimento era imitare il lavoro dei grandi - racconta Pagani - e mia madre era una sarta con la passione per l’orto e il giardino. Io le buttavo all’aria tutto. Un giorno mi diede il mio angolo di orto e dei semi di ravanelli: in 20 giorni ebbi il mio raccolto. A questo punto mi appassionai al taleaggio, ma rasai le rose dei vicini per procurarmi i rametti. Le presi, ma ne ricavai più di 200 piante. Lì mi scattò la molla del commerciante; ne vendetti alla maestra che passò la voce. E i miei voti migliorarono». Arrivato all’età per l’iscrizione alle medie per lui la strada era chiara e con un escamotage si iscrisse all’avviamento agrario, anche se la madre lo aveva destinato alla media. Quando si accorse ormai era troppo tardi. Anche in questo caso le prese, ma l’anno scolastico era iniziato da un pezzo.
 
 
Rose, frutti e passioni. La prima passione di Pagani furono le rose. Poi toccò ai frutti antichi: «Sfruttando il mio lavoro di giardiniere e prendevo talee ovunque. Ogni regione italiana ha la sua zona a vocazione frutticola. Un giorno mi imbattei, a Firenze, in una mostra di nature morte. Sotto la frutta c’erano i nomi delle varietà e allora mi misi a cercarle mela per mela, pera per pera. Fui il primo. Mi davano dell’antiquario e dicevano che non capivo nulla di piante». Sono gli chef a far arrabbiare Pagani perchè nei menù non si occupano della frutta: «Mettono l’ananas come dessert, ma siamo pazzi? - sottolinea con vigore - In Francia ci sono gli assaggiatori di mele». Raccontare i segreti della natura, che Pagani chiama «il mio socio di maggioranza», è il suo obiettivo: «Per me è una sconfitta sentire una signora che dice di avere il pollice nero. Se si trasferisce la conoscenza - sottolinea - e le piante vegetano quella signora ne comprerà altri di fiori. Più siamo a parlare di giardino e orto e meglio è». E infatti «il maestro giardiniere» è attivissimo anche su Facebook, riceve più di 40 e-mail al giorno e i suoi post sono condivisi e commentati».
Da un po’ di anni a questa parte Pagani non si occupa più dell’attività che lascia gestire ai figli:«Erano pronti - dice - e io ho fatto un passo indietro», ma non si è certo fermato ed è diventato un punto di riferimento per gli appassionati di giardino e orto. E le passioni di Pagani sono, appunto, la scrittura e gli animali. Ultimo amico arrivato nel suo bosco è la gatta Concita che lo aiuta nella difficile convivenza con i topi.
 
La gatta Concita
La gatta Concita
 
Consigli per il giardiniere in erba. «Bisogna innanzitutto conoscere l’esposizione del giardino - spiega - e scegliere la pianta adatta. Un alberto (non una foresta) dà l’ossatura del giardino: deve però essere adeguato allo spazio a disposizione. Attorno bisogna mettere delle piante per creare fioriture da febbraio a novembre. Le erbacee perenni sono perfette, e se ne fregano del giardiniere. Un giardino - conclude Pagani - deve emozionare».
 
Elisa Rossi
 
 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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