Il figlio di Liliana Segre: «A Rondine l’altro non è nemico, ma uomo»

Per Alberto Belli Paci, senior advisor di Rondine, il progetto dà un «beneficio enorme alle prossime generazioni»
Alberto Belli Paci con la madre Liliana Segre
Alberto Belli Paci con la madre Liliana Segre
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«È un progetto capace di dare un beneficio enorme anche alle prossime generazioni». Ne è convinto Alberto Belli Paci, senior advisor di Rondine che si è avvicinato al modello di scuola del futuro grazie a sua madre Liliana Segre. Perché la storia familiare spesso incrocia esperienze e traccia fili inediti. Così è accaduto nell’ottobre del 2020, quando Belli Paci si è recato per la prima volta nel borgo medievale aretino su invito della senatrice, madrina del progetto.

Ricordi

Alberto Belli Paci durante l'incontro dedicato al Metodo Rondine al GdB
Alberto Belli Paci durante l'incontro dedicato al Metodo Rondine al GdB

«Il 9 ottobre di quell’anno mia madre decise di scegliere Rondine come luogo in cui chiudere il suo percorso pubblico di testimonianza, limitandosi da quella fase in poi alla parte istituzionale del Senato – ripercorre Alberto Belli Paci davanti ad un’attenta platea in Sala Libretti –. In quella fase della mia vita ero molto spaesato per aver perso mia moglie dopo 40 anni insieme. Mia madre mi invita a Rondine a vedere una realtà a me completamente sconosciuta».

E lì, quello che oggi è una figura apicale del progetto si è trovato «catapultato in un mondo affascinante, nel quale ho scoperto in prima persona che giovani provenienti da Paesi in conflitto tra loro ed educati sin dalla nascita ad essere nemici e a odiarsi si rendevano conto che gli Altri erano persone. Coloro che avrebbero teoricamente dovuto odiare diventavano amici e con loro avrebbero convissuto per anni».

Passaggio di testimone

La scintilla è insomma scattata quel 9 ottobre, quando si è assistito a un vero e proprio passaggio di testimone. Un ricambio generazionale simbolico, esplicitato dalla stessa sopravvissuta al campo di sterminio durante la marcia della Pace di quel giorno.

«Non è mai facile essere figlio, ma essere figlio di un simbolo è un’impresa quasi folle», disse allora Belli Paci. E poi concluse: «Ho succhiato il dolore col Dna, ma solo a Rondine quel dolore diventa energia positiva, è il luogo in cui l’altro non è più un nemico ma può diventare un uomo».

Un’esperienza così intensa e affascinante che quattro anni dopo quella scoperta Belli Paci è un dirigente del progetto e si spende per promuoverlo. «Mi ha affascinato al punto che oggi faccio parte del board – racconta lui nella Sala Libretti del nostro giornale –. E sono felice di aver interloquito del progetto con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, grazie al quale Rondine è poi diventato oggetto di un protocollo arrivato in tutte le scuole d’Italia».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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