IL DIRITTO DI UCCIDERE

Regia: Gavin Hood
Con: Helen Mirren, Aaron Paul, Alan Rickman, Iain Glen , Barkhad Abdi, Phoebe Fox, Carl Beukes
Genere: thriller/bellico
Distribuzione: Teodora film/Cecchi Gori
Ha avuto solo un discreto concorso di pubblico in sala questo film, ora reperibile in videoteca in dvd e in blu ray, che invece meriterebbe di essere proiettato nelle scuole e che affronta temi quanto mai scottanti e oggetto di dibattito al giorno d’oggi. Un’opera rigorosa che sventola bandiera britannica (negli Usa la spettacolarità sarebbe venuta prima di tutto), decisamente interessante e problematica che tra i vari pregi ha anche l’ispirata regia di Gavin Hood, un bel gruppo di attori in cui spiccano soprattutto Helen Mirren ed Alan Rickman (famoso per essere stato il professor Severus Piton nella saga di Harry Potter, qui alla sua ultima interpretazione) e la sceneggiatura accuratissima di Guy Hebbert, avvincente come teso thriller d'azione e contemporaneamente racconto morale profondamente commovente e insieme disturbante. Per la cronaca, Gavin Hood è un regista sudafricano balzato alla ribalta nel 2005 con "Il suo nome è Tsotsi", premio Oscar come miglior film straniero ch egli ha dato grande notorietà internazionale e gli ha aperto Hollywood dove ha diretto: “Rendition - Detenzione illegale” (2007) opera problematica sul tema dei sospettati di terrorismo e delle misure speciali Usa dopo l’11 settembre; “X-Men le origini – Wolverine” (2009), episodio dal taglio consumistico della saga di fumetti Marvel; “Ender's game” (2013) storia fantascientifica e sostanzialmente antimilitarista di un ragazzo molto dotato che viene educato a divenire leader guerriero. Un Gavin Hood che offre un esempio di montaggio parallelo multiplo e che orchestra a meraviglia dubbi e colpi di scena che percorrono i diversi 'teatri' delle operazioni. Che sono: Londra, dove il colonnello Katherine Powell (la Mirren) nel bunker sotterraneo di Northwood comanda a distanza un'operazione top secret per la cattura di un gruppo di terroristi d'alto livello molto ricercati; Nairobi, in Kenya, dove si cela una pericolosa cellula terroristica alla quale si è appena unito un cittadino britannico che si è convertito all’integralismo islamico ed è pronto a sacrificarsi in un attentato da kamikaze; il Nevada, dove in una base dell’aviazione Usa l’ufficiale Steve Watts (Aaron Paul) guida un drone con cui segue dall’alto i terroristi ed è pronto a scatenare l’inferno sulla casa in cui sono nascosti mentre preparano un attentato in un supermercato. In realtà, il progetto iniziale era di catturare con le forze di terra i membri del gruppo, ma la situazione è precipitata, non è più possibile farlo, i terroristi si sono trasferiti al centro di un quartiere controllato dalle milizie di Al Shabaab e per eliminarli resta come unica risorsa un immediato attacco missilistico: un minuscolo scarabeo teleguidato dotato di telecamera fatto entrare nella casa mostra infatti ciò che c’è dentro, i terroristi radunati, una grande quantità di materiale esplosivo, compresi due giubbetti preparati per gli aspiranti suicidi nel nome di Allah. A questo punto, però, entra in campo una bambina di colore, mandata dai genitori a vendere il pane fatto dalla madre proprio in prossimità della casa che verrà distrutta e che diverrebbe così una “vittima collaterale” dell’azione: lasciarsi sfuggire i terroristi pronti a uccidere, o invece risparmiare una vittima certa? E ancora, far morire di sicuro una bimba per salvare un’ottantina di presunte probabili vittime?
Più che la Powell a porsi il problema nella war room londinese sono il generale Frank Benson (Alan Rickman) e con lui alcuni rappresentanti civili del governo che seguono il blitz, ma tra i quali nessuno vuole prendersi la responsabilità tanto da cercare di interpellare superiori sempre più importanti (e magari impegnati in inezie o questioni familiari; ci sono un po’ di cattiveria e di ironia nel tratteggiare costoro). Una soluzione viene trovata, quella di mandare un agente a comprare tutto il pane della bimba affinché torni a casa, ma così sarebbe troppo semplice e ci si mette di mezzo il destino: l’agente viene individuato e fugge lasciando però cadere il pane che aveva pagato, la ragazzina lo riprende, lo pulisce dalla sabbia e si rimette a venderlo. Cha accadrà e chi lo deciderà, chi si assumerà la responsabilità di un attacco letale in cui perirà la bimbetta che stanno vedendo su uno schermo televisivo? “Eye in the sky”, L’occhio nel cielo, è il titolo originale dagli echi orwelliani che concentra il senso del film: è quello del drone che, dall’alto e spesso invisibile, rende possibile un nuovo e più terribile tipo di guerra, subdola, un occhio freddo, strumentale, che osserva e uccide senza che mandante ed esecutore materiale corrano mai il minimo rischio fisico, ma che comporta però scelte morali, decisioni complesse da prendere rapidamente e che possono coinvolgere anche persone innocenti. Esiste un “Diritto di uccidere”? “Da regista – ha spiegato Gavin Hood parlando del suo film - , mi attirava il fatto che il film solleva questioni complesse sul ruolo dei droni armati come strumento di esecuzione giudiziaria nei confronti di chiunque sia sospettato di terrorismo o estremismo. La credibilità morale dell'Occidente a seguito degli attacchi via drone è al centro di un acceso dibattito internazionale per via delle inevitabili morti di civili innocenti… Come regista anche questa volta ho cercato di non fare prediche, ma di presentare interrogativi in una forma cinematografica tesa e viscerale, che appassioni lo spettatore e al tempo stesso sfidi le sue nozioni di bene e male». E il suo film appare esemplare per toni, contenuti, per il trattamento della/e materia/e, impeccabile per la resa drammatica, visiva, narrativa, concentrato nello spazio di poche ore dando la sensazione del “tempo reale” incombente. Sia il dvd che il più qualitativo blu ray hanno per extra interviste a regista, autori e attori e il trailer.
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