IL CAMORRISTA

Regia: Giuseppe Tornatore
Con Ben Gazzara, Laura Del Sol, Leo Gullotta, Nicola Di Pinto, Luciano Bartoli, Maria Carta, Biagio Pelligra, Franco Interlenghi, Marzio Honorato
Genere: drammatico
Distribuzione: Mustang
Ha avuto più i giudizi positivi della critica e il Nastro d’argento per il miglior regista esordiente che il successo del grosso pubblico (almeno quello delle prima uscita) nel 1986 questo primo film di Giuseppe Tornatore che, solo due anni dopo “Nuovo cinema Paradiso” non solo si guadagnò una clamorosa notorietà internazionale, ma vinse pure il Gran premio della Giuria al Festival di Cannes e l'Oscar per il miglior film straniero. Un Tornatore che già con questa opera prima, liberamente tratta dall'omonimo romanzo di Giuseppe Marrazzo e di cui fu pure sceneggiatore assieme a Massimo De Rita, mostrò di avere un’eccellente stoffa di narratore, di sapersi muovere abilmente tra realtà e finzione e di dirigere bene gli attori (Leo Gullotta, venuto dal Bagaglino con il suo ruolo drammatico ebbe il David per il non protagonista. Si diceva “prima uscita”: il film, coprodotto da Reteitalia del gruppo Fininvest e Titanus, fu confezionato in due versioni di metraggio diverso: quella per il grande schermo di quasi tre ore e una estesa di cinque ore per la televisione, ma incappò nella reazione in boss della camorra finito in carcere Raffaele Cutolo che già Cutolo aveva chiesto il sequestro del romanzo “Il camorrista. Vita segreta di don Raffaele Cutolo” denunciando la non veridicità dei fatti riportati da Marrazzo e riuscì a far sequestrare pure il film che ricostruisce, con riferimenti precisissimi, ma nomi cambiati, la sua carriera criminale. Pellicola che tornò in sala facendo registrare buoni incassi qualche mese dopo mentre della versione tv non si ha traccia alcuna e ci vollero ben otto anni per il primo passaggio in tv del film (su Rete 4). Curiosamente pure in Wikipedia non ha riscontro la nota che rimanda all’articolo del Mattino “Tornatore e il Camorrista perduto: Scomparsa la serie tv tratta dal film”. La vicenda narrata è quella di Franco, detto 'O Professore 'e Vesuviano» (un eccellente Ben Gazzara) che da bambino aiuta un ras della camorra vesuviana a compiere un omicidio e cresce in quel mondo finendo da adulto nel carcere di Poggioreale dove per farsi rispettare sfida un boss più anziano di lui e crea i quadri dell'esercito della futura camorra riformata.
Con l’aiuto della sorella Rosaria (una ruvida e grintosa Laura Del Sol), esecutrice delle sue direttive e tesoriera dell’organizzazione, evade dal manicomio criminale in cui era riuscito a farsi trasferire come infermo di mente, si reca a New York e dal vertice di Cosa Nostra si fa riconoscere come il capo indiscusso della nuova camorra. In latitanza, con la sua potente e ramificata organizzazione commette innumerevoli delitti, ma che beneficia altri dando loro protezione, lavoro e denaro, si crea però numerosi nemici: una violentissima guerra di camorra provoca centinaia di morti ammazzati, viene organizzato un piano per assassinarlo e un suo fedelissimo (cui non solo non sarà grato, ma gliela farà pagare cara), ne svela alla Polizia il nascondiglio per salvarlo. In carcere, il "Professore" conduce vita comoda in una cella bene attrezzata e verrà addirittura contattato da elementi dei servizi segreti su pressione di personaggi politici importanti dell’area governativa per trattare, tenendo la cosa segreta, per conto dello Stato con le Brigate Rosse, la cui cellula napoletana aveva rapito l'assessore regionale Mimmo Mesillo. Misione compiuta, ma a questo punto il "Professore" diventa un personaggio scomodo per le verità che conosce, i patti di dargli soldi e semilibertà stipulati non vengono mantenuti e il suo tentativo di denunciarli per vendetta fallisce, vien tradito dai suoi stessi uomini e si ritrova trasferito in un carcere di massima sicurezza, in totale isolamento. Qualcuno ha accusato Tornatore di aver voluto fare una sorta di clone, ovviamente minore, de “Il padrino” e altri di rozzezza illustrativa: giudizio vero nel primo caso, ma che non inficia il risultato; almeno superficiale nel secondo perché non solo il ritratto malavitoso non è trascurabile, ma soprattutto perché la regia pare cercare e assecondare, anche con la colorita galleria di personaggi minori, quelli che sono lo sono lo spirito e la lettura dei fatti della gente comune e napoletana in particolare. Il suo resta così un pregevole esempio di cinema sociale e crudezza mescolati con melodramma, giallo d'azione, avventuroso e carcerario. Ben fatto il dvd che per extra offre il commento al film di Tornatore, lo special "La febbre del camorrista" a cura di Mario Canale, trailer e Galleria fotografica.
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