Cantina Castelveder, quel «progetto incosciente» che compie 50 anni
Elena Alberti Nulli, 98 anni, ricorda nitidamente e racconta con piglio deciso e la sua inconfondibile nota di ironia quello che lei e suo marito Renato hanno deciso nel 1975. «Avevamo due soldi da parte, frutto dell’attività imprenditoriale di mio marito. Potevamo comprare qualche appartamento a Brescia e garantirci una vecchiaia serena, oppure comprare del terreno a Monticelli, dove Renato aveva già della terra, e scommettere sul vino. E oggi siamo qui». Con «qui» la poetessa dialettale intende al Santuario della Madonna della Rosa, sulla cima dell’omonimo monte di Monticelli Brusati dove la cantina Castelveder, fondata da lei e da suo marito Renato nel 1975, ha festeggiato i suoi primi 50 anni di attività e lo ha fatto presentando il suo Franciacorta Riserva «Renato Alberti Extra Brut», la riserva da 850 bottiglie dedicata alla memoria del fondatore e da ieri disponibile.
Perché Monticelli
La scelta della Madonna della rosa non è casuale: «Monticelli, la sua gente e la sua particolare tipologia di terreno sono nel dna della nostra azienda, sono la cifra distintiva del nostro carattere e dei nostri vini» hanno spiegato Francesco e Camilla Alberti, rappresentanti della terza generazione della famiglia che guida la cantina.
«Per questa riserva abbiamo usato 80% di Chardonnay e 20% di Pinot Nero, una proporzione che rispecchia anche la suddivisione dei vigneti nei nostri terreni». A condurre la serata Armando Castagno, critico enologico e storico dell’arte, che ha ricordato il profondo legame tra la famiglia Alberti, Castelveder e la Madonna della Rosa «attorno al santuario ci sono vigneti di Pinot Bianco, voluti e curati proprio da Castelveder».
La storia
Nel corso della serata, e prima del trasferimento in cantina per l’assaggio della Riserva, la nonna Elena Alberti Nulli e i nipoti Francesco e Camilla Alberti hanno ripercorso il passato della cantina, raccontato il presente e provato ad immaginare il futuro di Castelveder. «Siamo partiti con un progetto che non è sbagliato definire incosciente, cioè piantare della barbatella a Monticelli» ma la saggezza popolare ha dato una mano «le piante devono essere messe a terra in modo che possano sentire suonare le campane» ha ricordato Elena Alberti Nulli.
Armando Castagno ha spiegato che nei vini e nella storia di Castelveder «Identità è la parola chiave. Non basta il territorio, non bastano i progetti. Serve anche una comunità umana attorno ed è quello che qui ho trovato attorno a Castelveder. Si tratta di un percorso logico e coerente, i vini riflettono il carattere e l’idea dei produttori».
Francesco Alberti ha ricordato che «A Monticelli Brusati e anche a Castelveder ci devi venire apposta, facciamo dei vini che rispecchiano quello che siamo e l’identità di questo paese, tutti i nostri vigneti sono a Monticelli». Camilla Alberti guarda avanti: «Abbiamo ereditato un tesoro, dobbiamo valorizzarlo e non stravolgerlo, restare fedeli alla sua essenza senza perdere le radici».
Il cambiamento climatico investe anche la Franciacorta: «Dal 2017 non abbiamo mai avuto annate uguali e nel 2022 abbiamo visto lo stress idrico». Per il futuro la strada è tracciata: «Lavorare per la qualità e dimostrare professionalità, facendo tutti insieme il bene della Franciacorta».
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