DIVORZIO ALL'ITALIANA

Regia: Pietro Germi
Con: Marcello Mastroianni, Daniela Rocca, Stefania Sandrelli, Leopoldo Trieste
Genere: commedia
Distribuzione: Cristaldi/Cecchi Gori
Un dittico di film che hanno contribuito a cambiare la mentalità degli italiani nei confronti della condizione femminile nel Meridione: definivo così, nella segnalazione del settembre scorso nel blog in occasione della prima volta in blu ray di “Sedotta e abbandonata”, l’accoppiata “Divorzio all’italiana“ del 1961 e il successivo film del 1964, entrambi con Stefania Sandrelli. Due pellicole che hanno lanciato il “nuovo Germi”, prima di esse conosciuto e apprezzato come regista e attore nel filone nel neorealismo e della povera gente (“Il cammino della speranza”, “Il ferroviere”…), ma che svoltò poi improvvisamente nella commedia (avrebbe poi continuato a battere tale filone, vedi anche “Signore e signori”) e di quella che, secondo le intenzioni iniziali, sarebbe dovuta essere una vicenda drammatica, fece invece un’opera grottesca e nera che vinse a Cannes e ottenne pure tre candidature all’Oscar trasformando in statuetta quella per la sceneggiatura originale (Pietro Germi, Ennio De Concini e Alfredo Giannetti), a mancando le altre per la regia e il protagonista Mastroianni. Toni acremente scherzosi a parte, “Divorzio all’italiana”, ora per la prima volta in blu ray e di nuovo reperibile in dvd, fu un potente “j’accuse”, che avrebbe contribuito alla riforma giudiziaria della norma in questione, contro l'art. 587 del Codice penale che comminava pene tutto sommato lievi trattandosi pur sempre di omicidio in caso di “delitto d’onore”, ossia a chi uccideva il coniuge (quasi sempre la moglie) scoprendolo in flagrante adulterio. Espediente a cui appunto ricorre il barone Fefè Cefalù (uno straordinario Mastroianni che al personaggio aggiunse di sua sponte anche un memorabile tic), stanco della scialba moglie Rosalia (un’imbruttita e irriconoscibile Daniela Rocca) e invaghito della sedicenne cugina Angela (la fascinosa Stefania Sandrelli): basta far sì che la consorte si trovi uno spasimante (o meglio glielo si getti tra le braccia visto che è donna seria) e affidarsi ad un principe del Foro maestro d’imbonimenti (grandi le scene in cui Fefé progetta il crimine immaginando che cosa dirà l’avvocato alla Corte). I costumi sessuali e la legislazione sono mutati, ma ancor oggi un film che a segno, diverte, indigna e ricorda come era l’Italia di un tempo (e in qualche anfratto lo è ancora, vedi magari recenti sentenze in tema di violenza sessuale). Da vedere e da conservare nella personale videoteca, meglio se nel più qualitativo blu ray. Come già per “Sedotta e abbandonata”, molto buono il corredo di extra di entrambi i supporti: speciale su Germi e il suo cinema, i provini per il cast, speciale Sandra Milo, interviste alla Sandrelli, Buzzanca ed Ennio De Concini.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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