Dalla cucina di un ristorante al suo caseificio in alta valle: l’avventura di Jessica Pedretti

Alessia Tagliabue
Classe 1994, da Gardone si è trasferita a Graticelle dove durante la pandemia ha aperto la sua attività, che ora conta 50 caprette
Jessica Pedretti tra le caprette del suo caseificio - Foto © www.giornaledibrescia.it
Jessica Pedretti tra le caprette del suo caseificio - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Un’avventura. È così che Jessica Pedretti descrive più volte la sua scelta di vita, seduta nel piazzale della sua azienda agricola di Graticelle prima, in piedi nella stalla che ospita le sue cinquanta caprette poi. Un’avventura iniziata quattro anni fa, quando Pedretti, classe ’94 e originaria di Gardone Valtrompia, ha deciso di trasferirsi in alta valle con il compagno e di aprire il suo caseificio.

«Lavoravo nella cucina di un ristorante della zona – racconta –: quando il locale ha chiuso ho pensato di allontanarmi da Gardone e di salire in alta valle, di cui sono originari sia il mio compagno che i miei nonni».

Una volta qui, l’avventura ha preso il via, con un inaspettato aiuto da parte della pandemia. «Nel 2020 il mondo si è fermato e io ho avuto tempo di progettare questa nuova esperienza». Pedretti ha quindi preso in affitto l’ex caseificio di Graticelle, una stalla all’inizio del paese e dei prati nella zona.

L'ex caseificio di Graticelle è stato rimodernato - Foto © www.giornaledibrescia.it
L'ex caseificio di Graticelle è stato rimodernato - Foto © www.giornaledibrescia.it

«Le caprette ci sono state vendute da una ragazza nel Bergamasco, e da lì è partito il nostro viaggio. Il mio compagno lavora come muratore e mi aiuta quando non è in cantiere: siamo noi a mungere gli animali la mattina e la sera, sempre noi che trasportiamo il latte in caseificio e facciamo il formaggio, facciamo nascere i capretti, e rastrelliamo i nostri prati per fare il fieno. Poi i prodotti vengono venduti o direttamente nel caseificio oppure in alcune botteghe della zona. È una vita piena di lavoro ma non tornerei mai indietro».

Sei mesi fa è poi nata la loro bambina. «Ho fatto il corso per la produzione di formaggi a Bovegno con il pancione – dice ancora Pedretti –. Sta crescendo a stretto contatto con la natura, la porto in stalla durante la mungitura ed è già abituata agli animali». Alla vita da mamma quindi si uniscono gli altri lavori. «A Pasqua vendiamo i capretti per la carne. Una volta passate le feste iniziamo a utilizzare il latte per fare il formaggio, che produciamo fino a dicembre. Il punto vendita del caseificio poi è aperto anche il weekend: è quando passano più spesso gli escursionisti che salgono in montagna».

In una vita scandita dai ritmi della natura, spesso bisogna fare i conti con il clima che cambia. «Il modo in cui gli animali sentono il tempo si riflette nel latte – ha concluso Jessica –, il che in questo periodo pone qualche difficoltà. Un’altra problematica? Il rincaro dei prezzi del fieno, della miscela, di tutte le materie prime. Ma questo resta un lavoro e una vita che amo, in un posto dove voglio stare». 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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