Storie

Nel mondo operano più di 160 missionari bresciani

Appartengono a più di 20 congregazioni: religiosi, famiglie e laici, 23 i fidei donum. I loro obiettivi sono quelli di educare, aiutare ed evangelizzare
Una scuola aiutata dai missionari -  © www.giornaledibrescia.it
Una scuola aiutata dai missionari - © www.giornaledibrescia.it
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Sono sacerdoti, religiosi e suore, laici e famiglie che lasciano la congregazione, il convento o la propria casa per andare dall’altra parte del mondo per aiutare villaggi o popolazioni in difficoltà, educare i bambini, insegnare un mestiere o curare, portando anche il messaggio religioso: sono i missionari.

Si stima che nel mondo siano 535mila i religiosi (85mila tra diocesani e di altri ordini e 450mila suore) e più di 400mila i laici, cresciuti di quasi 3mila unità nell’ultimo anno. Per quanto riguarda l’Italia il numero si aggira attorno ai 7mila, 4mila i religiosi e le religiose e 3mila laici.

Brescia

Difficile essere precisi sui numeri: secondo l’Ufficio per le missioni della diocesi di Brescia, infatti, i religiosi originari del Bresciano attualmente in missione sono 133 di 23 congregazioni religiose diverse. A questo numero bisogna aggiungere i fidei donum, ovvero i sacerdoti o i laici inviati direttamente dal nostro Vescovo e sotto la responsabilità di don Roberto Ferranti, coordinatore dell’Area Pastorale per la Mondialità della diocesi, e sono 10 sacerdoti, 2 vescovi e 11 laici. Ma i conti non si chiudono certo qui: a questo 156 che ricaviamo da questi primi elenchi «mancano – come spiega don Roberto Ferranti – i laici e le famiglie che sono in missione in associazioni o movimenti laicali quali, per fare un esempio, l’Operazione Mato Grosso o il Cammino Neocatecumenale». A questo censimento, poi, sfuggono le congregazioni minori. Un margine di imprecisione, quindi, c’è.

Insomma, senza timore di sbagliare, si può dire che i missionari bresciani superano le 160 unità e sono in tutto il mondo: si va da Taiwan e Singapore all’Argentina, dall’Inghilterra allo Zambia passando per il Giappone, Timor Est, l’Amazzonia, il Brasile e il Tchad.

Il contributo

Sono diverse le attività che vengono organizzate dall’Italia per supportare il lavoro dei missionari, dalla diocesi e dalle congregazioni, ma anche dai paesi d’origine che poi inviano direttamente al compaesano quanto raccolto per una necessità urgente e contingente. Tra chi è in prima fila, da più di 40 anni, c’è «Cuore amico», associazione, ora onlus, fondata nel 1980 dal sacerdote bresciano don Mario Pasini proprio per sostenere i missionari nel mondo. Ad oggi, sottolinea la direttrice Agnese Nascosto, sono più di una quarantina i bresciani, laici e religiosi, che vengono aiutati da anni attraverso questa rete benefica.

Per quanto riguarda la diocesi sono diverse le attività messe in campo, dalla formazione alla comunicazione, anche attraverso le mostre, fino, ovviamente, al sostegno materiale.

Da segnalare l’iniziativa «Giovani in missione» che ogni estate, dal Bresciano, fa partire 120 giovani tra i 18 e i 30 anni: questi, durante l’anno, si incontrano e si preparano a questa esperienza formativa, di fraternità e fortissima.

Nella storia

Attività missionaria non è recente quanto si immaginano i più, risale addirittura al VI secolo quando papa Gregorio Magno inviò in Inghilterra un gruppo di monaci. Brescia è stata prima terra di missione e poi di missionari. Secondo l’Enciclopedia bresciana diversi nostri conterranei trovarono la morte durante il loro apostolato come Giacomo Fenni e Giovanni Mondini, nel 1583 in Inghilterra, padre Pacifico di San Gervasio che cadde in Francia durante gli scontri tra ugonotti e cattolici, e Giovanni da Mompiano a Praga nel 1611.

«La vera epopea missionaria – scrive mons. Antonio Fappani nell’Enciclopedia – è quella scritta in Giappone»: qui morirono il beato Giambattista Zola, martirizzato nel 1626, padre Organtino Gnecchi Soldi di Casto e padre Giulio Pasquali di Salò; come dimenticare, poi, padre Giulio Aleni gesuita, matematico e geografo nato a Brescia nel 1582 e morto a Yanping; o, in tempi più recenti, mons. Daniele Comboni di Limone, primo vescovo dell’Africa Centrale e fondatore dell’ordine che fa della missione, dell’evangelizzazione e della promozione umana il suo obiettivo.

Nel 1982, stando sempre all’enciclopedia Bresciana, i missionari della nostra provincia erano 1.055, la maggior parte dei quali in Sudamerica.

Il rischio

Fare missione, si diceva, non è facile e spesso si rischia la vita: nel 2024, stando ai dati verificati dall’Agenzia Fides, nel mondo sono stati uccisi 13 missionari cattolici, di cui 8 sacerdoti e 5 laici. Anche quest’anno in Africa e in America si registra il numero più alto di operatori pastorali uccisi: cinque in entrambi i continenti. Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica.

Nel dettaglio, in Africa sono stati uccisi in tutto 6 uomini (2 in Burkina Faso, 1 in Camerun, 1 nella Repubblica Democratica del Congo e 2 in Sud Africa), 5 in America (1 in Colombia, 1 in Ecuador, 1 in Messico, 1 in Honduras e 1 in Brasile) e due in Europa (1 in Polonia e 1 in Spagna). 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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