Rezzato, la storia di Carlo Linetti torna alla luce 70 anni dopo

Una cantina polverosa, un vecchio settimanale «Oggi» del 1955 e una storia che torna alla luce dopo 70 anni. È così che riemerge la vicenda del maggiore originario di Rezzato Carlo Linetti, medaglia d’argento al valore militare e ufficiale della Fanteria italiana, fucilato dai nazisti a Spalato nel settembre del 1943 con altri 49 ufficiali.
Pagina dalla quale è nato il libro dedicato alla vicenda, dal titolo «1943: morire a Spalato, il maggiore Carlo Linetti da Rezzato» scritto a quattro mani da Luigi Del Torchio, appassionato di storia di Rezzato e dallo storico Morando Perini (entrambi fanno parte dell’Associazione Fanti), che sarà presentato stasera alle 20.30 nella sala civica Calvino in via Da Vinci 44 a Rezzato.
La storia
A riscoprire la storia narrata e scritta dalla madre Carla, è stato Gianmaria Spagnoletti di Ghedi. Svuotando la cantina della madre, si è imbattuto nella pagina del settimanale ingiallita dal tempo. Dentro, il racconto della figlia dell’ufficiale, Carla Linetti, che per anni cercò il padre senza sosta.
Carla che viveva con la madre Ines a Rezzato, ebbe l’ultima notizia del padre pochi giorni dopo l’armistizio dell’8 settembre con una cartolina spedita da Spalato. Poi, il silenzio. Per anni, nessuno seppe più nulla. Ma Carla non si arrese. Ancora studentessa all’istituto tecnico, si mise a cercare, con l’ossessione di trovare qualche informazione sul padre, negli archivi, nelle lettere, sui giornali, ma nulla. E, infine, nel 1955, a soli 17 anni, con una determinazione fuori dal comune per l’epoca, partì da sola per la Jugoslavia, decisa a scoprire la verità.

Il suo viaggio fu complesso, tra visti e controlli di frontiera, in un clima ancora teso nel dopoguerra. Ma a Spalato, Carla riuscì a trovare quello che per anni le autorità italiane non avevano mai chiarito: suo padre era stato fucilato dai tedeschi insieme ad altri ufficiali italiani, forse come rappresaglia, forse perché considerati «traditori» dopo l’armistizio. I dettagli erano rimasti sepolti tra i documenti dimenticati nell’«Armadio della Vergogna».
Solo nel 1964, oltre vent’anni dopo la morte, il corpo del maggiore Linetti fu traslato nel Sacrario Militare del Tempio Votivo di Venezia. A seguirlo, come sempre, la figlia Carla.
La memoria
Oggi, della famiglia sono rimasti solo i nipoti che non ricordano i fatti, ma grazie al libro che ricostruisce minuziosamente la storia e il contesto, in un lavoro di grande ricerca ma anche di grande umanità, possono conoscere la figura del maggiore Linetti e i fatti nella loro interezza. Non solo, anche il coraggio dell’amore ostinato, della loro mamma che non ha mai smesso di cercare la verità, malgrado il dolore, il silenzio di molti e tante verità negate.
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