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Forza Brescia, l’asticella si è alzata: è ora di uscire dal limbo

Il Brescia inizia il suo 63° torneo cadetto a caccia del salto di qualità definitivo. Stasera in campo contro la Ternana
Asse centrocampo-attacco: Van de Looi in festa con Ayé - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Asse centrocampo-attacco: Van de Looi in festa con Ayé - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
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Coraggio, lasciare tutto indietro e andare: partire per ricominciare. Un’altra volta e ogni volta come fosse farlo da zero. Brescia, che cosa vuoi fare da grande? Risposta: diventare per davvero grande.

Massimo Cellino ha compiuto 4 anni solari esatti alla guida del club. Non sono tanti, ma ormai non sono nemmeno pochi: solo che la ricerca di una forte identità sportiva è ancora in corso. Il bilancio parla di un pericolo baratro schivato la prima stagione, di una promozione in carrozza la seconda, di una retrocessione dalla serie A ingoloriosa la terza e di un play off acciuffato in modo rocambolesco al termine di un’annata contraddittoria nel campionato che ci siamo lasciati alle spalle. Insomma: il Brescia è rimasto imbrigliato in un limbo. E ci risiamo.

Siamo pronti per il 63esimo giro sulla giostra della serie B. Immancabilmente, a questo punto, il cuore si riempie di ambizioni rinnovate, di sogni di gloria e di manovre sempre ad alta quota perché «noi siamo il Brescia» non manca di ricordare ogni volta che può Pippo Inzaghi, colui che Cellino ha scelto per un gran rilancio non solo a livello tecnico, ma anche a livello d’immagine. Pippo come una specie di «pifferaio magico» che attraverso lavoro e magnetismo dovrà cercare di trascinare dietro di sé una squadra interessata da un profondo rinnovamento e una piazza fiaccata dalla sfida al Covid, dalla lontananza forzata dalla squadra, dai troppi giri sulle montagne russe nelle ultime annate.

Il fuoco cova sotto la cenere: basta soffiare nella direzione giusta per riaccendere l’entusiasmo e spazzare via quella cappa di apatia che pare aver ammantato il grosso della piazza. Basta poco. Sono bastate infatti le prime scintille - e che scintille, diventate fuoco con l’innesto di Palacio - di un mercato d’altissimo livello peraltro non ancora finito. Il resto lo farà - dovrà farlo - dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia il campo in un campionato - nel quale il Brescia esibirà il nuovo sponsor di maglia Rigamonti salumificio - che si annuncia come una specie di «serie A2», tale e tanta è la concorrenza attendibile per la lotta ai vertici. Nella quale il Brescia dovrà fare di tutto per essere protagonista, al di là delle dichiarazioni modello fari spenti nel giorno della presentazione di Inzaghi.

«Vediamo di salvarci, di far crescere i giovani e di giocare bene» disse Cellino con tanto di bollo d’approvazione messo dall’allenatore. Ma chiamasi palesemente tattica e lo sanno tutti che l’obiettivo sarà quello di provare a fare il «botto». Non è questione di parole, ma di fatti e in questo senso appunto vanno le mosse di mercato che valgono come un messaggio d’assalto alla serie A. In questo senso va persino quella specie di «spoil system in atto»: via qualche giocatore totem della vecchia guardia (basta un nome su tutti, quello di Donnarumma) per cercare di mettere in circolo aria fresca e nuove fonti d’energia mentale.

Le ultime due stagioni, sono state ambientalmente difficili e hanno lasciato il segno. Meglio averne preso atto per tempo anche se ancor meglio sarà evitare di cadere in circoli viziosi che sono già costati carissimi. I segnali lanciati sono davvero quelli di cui c’era bisogno. L’allenatore c’è, i giocatori ci sono e/o ci saranno, la voglia di stare al fianco del Brescia è presente. Adesso serve unità d’intenti. Perché «noi siamo il Brescia» e abbiamo voglia di armarci di coraggio, di lasciare tutto indietro e andare.

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