Calcio

Brescia, è davvero l’ultimo appello per provare a evitare la C

Alle 14 ad Ascoli gli uomini di Gastaldello devono trovare quel sigillo che manca da 124 giorni
Bisoli: tutta la grinta del capitano per provare a scuotere le rondinelle - © www.giornaledibrescia.it
Bisoli: tutta la grinta del capitano per provare a scuotere le rondinelle - © www.giornaledibrescia.it
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Con i denti, con le unghie. Con troppe incognite, una manciata appena di certezze e un carico di disperazione. Sono i presupposti con i quali un Brescia sempre più solo con se stesso, in un clima di rottura totale tra piazza e proprietà con reciproca presa di distanze tifosi-Cellino, questo pomeriggio si appresta ad affrontare una partita da ultimissima spiaggia. Che di spiagge in realtà ne mancherebbero addirittura 8: ma Bisoli e compagni sono andati a cacciarsi in una situazione per cui la speranza, se c’è ancora uno spazietto per essa, è da coltivare in un quadro per cui i margini d’errore stanno a zero. Pertanto, per arrivare della prossima partita contro la Ternana come di una nuova ultima spiaggia da raggiungere, occorre che oggi ad Ascoli (ore 14, stadio Del Duca) il Brescia sforni il classico bambino con i baffi. Ovvero, faccia l’impossibile: che consiste nell’andare a trovare quella vittoria che manca da 124 giorni. Eccetera eccetera eccetera: viene a noia anche continuare a ripeterli e snocciolarli i numeri che tutti insieme compongono il disastroso puzzle del Brescia.

Daniele Gastaldello, tecnico delle rondinelle - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
Daniele Gastaldello, tecnico delle rondinelle - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it

Solo con se stesso, dicevamo, ma anche contro se stesso. Soprattutto contro se stesso. Non è ingiocabile oggi contro una squadra che con 10 punti presi in 4 partite dall’arrivo di Breda si era forse illusa in anticipo di aver messo in sicurezza una stagione che invece va ancora puntellata. Non è ingiocabile contro una squadra che arriva da tre sconfitte di fila, due delle quali in casa con l’Ascoli che è peraltro la penultima squadra cadetta per rendimento interno. Ce la si può giocare anche sui fantasmini che sono tornati ad aleggiare sulle teste dei bianconeri i quali, di fronte a un nuovo harakiri correrebbero il rischio di ritrovarsi nuovamente risucchiati nel vortice dei bassifondi.

Se... ma... però... verbi coniugati al condizionale: la sola certezza è che oggi, o vittoria o «morte». Le chiacchiere, stanno a zero. Sia per quanto riguarda la stagione sportiva presente, sia per quanto riguarda le prospettive di un futuro quanto mai incerto. Il Brescia passerà di mano oppure no? Massimo Cellino si muoverà per cedere la squadra (come non manca di ribadire a chi lo interroga sul tema) a prescindere dalla categoria di pertinenza? E anche se questa volontà fosse ferrea, resta il fatto che a un venditore deve corrispondere un acquirente. In tutto il chiacchiericcio che si registra attorno al Brescia dell’ultimo periodo, si invoca l’intervento delle istituzioni dimenticandosi però forse del punto di partenza: se i biancazzurri sono vicini al fallimento sportivo, la società non è in bancarotta e ha un proprietario che detiene il pallino del gioco. E se quegli imprenditori bresciani che sei anni fa risposero no grazie alle sollecitazioni di Bonometti ora avessero cambiato d’improvviso idea, è solo a Cellino che potrebbero rivolgersi.

Intenzioni

Iniziando a chiedere: quanto costa il club? In base a quanto risulta nell’ambiente calcistico tra addetti ai lavori vicini alla sfera celliniana, fino a non molte settimane fa la cifra paventata da Cellino si aggirava sui 18 milioni di euro compreso il centro sportivo). È eventualmente ancora così visto il precipitare della stagione sportiva? Ecco: occorrerebbe iniziare a capire questo. Per ora sul tema Brescia c’è solo dibattito (che male non fa), anche un poco di fermento sottotraccia, ma non concretezza. Occorrerebbe conoscere la linea e le idee di un Cellino ora all’estero, sempre sulla difensiva e con rapporti «col mondo» ridotti all’essenziale con quell’essenzialità dentro la quale a quanto pare nessuno riesce a cogliere i reali intendimenti.

Col presupposto che una retrocessione (a proposito: nel malaugurato caso, anche conquistare comunque un posto nei play out in attesa di capire come potranno evolvere le situazioni di alcuni club non sarebbe banale) renderebbe tutto più complicato in un contesto in cui però non si capisce come a livello ambientale si potrebbe ripartire data la già ricordata totale rottura in atto. C’è che in questo limbo che aumenta l’inquietudini non si potrà proseguire a lungo. Ma per fortuna c’è che le rese dei conti sono vicine per quanto, ovviamente, si accettino miracoli.

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