Assalto a S. Elena: Brescia a Venezia con 1.500 motivi per non fallire

Situazione attuale: lingua felpata, salivazione azzerata. Perché in effetti l’atmosfera somiglia a quella delle grandi occasioni. E pazienza se la grande occasione non consiste nella partecipazione a un ballo reale, bensì nell’iscrizione alla corsa salvezza. Ai tempi bisogna sapersi adattare o occorre essere capaci di specchiarcisi.
Il Brescia e la sua piazza, seppur con fatica, sono arrivati a una sorta di breakeven: la squadra ha assunto ormai da qualche settimana la consapevolezza piena del fatto che per sperare di potersi salvare occorre tirar fuori quel famoso qualcosa in più e in parallelo, la tifoseria - gli irriducibili malati di Brescia - ha preso coscienza del ruolo di primo piano che può e sa recitare per fungere da stampella a Bisoli e soci. Quel che ci si gioca, in termini di futuro, è a ben pensarci persino molto più importante di una promozione in serie A.
Quindi, lingua felpata e salivazione azzerata sono sintomi comuni legittimi e «autorizzati»: l’appuntamento di Venezia, quartiere Sant’Elena, è sì una grande occasione. È l’Occasione proprio con la «O» maiuscola. È una resa dei conti anticipata. È la chiave, per la squadra di Gastaldello, per pensare di poter riaprire come si deve la battaglia per la sopravvivenza.
Lo hanno capito in - grosso modo - 1.500: sono tutti coloro che oscillano perennemente tra la voglia di mandare al diavolo tutto e tutti, spossati dalle amarezze che il Brescia sa infliggere con costanza, ma poi impossibilitati dal profondo del cuore ad abbandonare al proprio destino una squadra e due colori. In fondo, se c’è un sentimento, la cattiva sorte cementa più della buona.
Situazione

È un oggi o mai più in piena regola. Perché vanno bene i progressi, perché sono stati vibranti i due punti raccolti nelle ultime due uscite, perché una fiammella si è effettivamente riaccesa, perché ciò - la salvezza - che solo un paio di settimane fa pareva già una chimera, appare nuovamente agguantabile. Perché, perché, perché... Ma sta di fatto che a countodown già avviato per arrivare al termine della regular season, di antipastini non ci si può più accontentare e serve la «botta» di una vittoria. Serve, soprattutto, in uno scontro diretto.
Questione di necessità
Con 14 partite a secco di colpi da tre punti, il Brescia ha già fatto peggio di sempre in serie B: mancasse l’appuntamento anche oggi, eguaglierebbe il filotto di 15 gare senza vera gioia che risale alla sciagurata annata di serie A del 1995 (anche se allora furono 15 sconfitte su 15...). Ma non è una questione di statistica: è proprio una questione di necessità. Addirittura, pensando di fare il pieno dovere e assistiti da un pizzico di fortuna, un blitz in Laguna potrebbe persino significare, al di là dell’obiettivo primario di scavalcare il Venezia stesso, il riuscire a mettere il naso fuori dalla zona retrocessione.
Coperta corta
Bello aver reso possibile il ritorno all’idea che il Brescia possa essere capace di rovesciare il proprio schema. Ma naturalmente, bisogna giocarsela e giocarla. Senza Andrea Cistana, tanto per cominciare. E dopo un extrasforzo di tre partite in una settimana affrontate di fatto tutte con gli stessi uomini. Vero che il Brescia ha chiuso il trittico in crescendo dando segnali rassicuranti anche dal punto di vista fisico oltre che del morale, ma un po’ di stanchezza - insieme al peso di quanto è in palio oggi - potrà farsi sentire. Occorrerà farsi forza sull’adrenalina e anche reggersi sulla rabbia di torti arbitrali subìti a ripetizione.
Di fronte, un Venezia (2 punti nelle ultime 4, ma prima due successi pesantissimi in altrettanti scontri diretti con Benevento e Spal) che in casa fatica assai: penultimo rendimento casalingo, con appena 13 punti conquistati tra le mura del «Penzo». Per contro però un Brescia che l’ultimo punto fuori lo ha preso l’8 dicembre a Cosenza, ha a sua volta la penultima resa esterna. Ma quanto contano oggi i numeri e il pregresso. Conta solo il qui e ora. Oggi. O saran guai.
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