In Bolivia tra gli ultimi: il viaggio solidale di tre ragazzi
Hanno deciso di trascorrere le vacanze tra gli ultimi per portare aiuto: hanno trovato accoglienza e generosità. Sono Emma Bocchi, Marco Bugatti e Matteo Ortolani, tre giovani – 19, 25 e 21 anni, di Botticino i primi, di Flero, invece, l’ultimo – che, accompagnati da don Francesco Mattanza, hanno passato il loro agosto in Bolivia: due settimane ai 2.700 metri di Pocona da padre Valentino Busi, originario di San Gallo di Botticino, e una a Bolivar, 4.000 metri, dal padre di Rezzato Paolo Archetti.
«Il sogno è nato in una delle ultime visite qui di padre Valentino – spiega il curato don Francesco – e si è concretizzato nella proposta per i giovani di un’esperienza in terra di missione. A guidarci il progetto di costruire una casetta per una famiglia bisognosa».
Con varie iniziative, nelle parrocchie di Botticino sono stati raccolti 5.000 euro necessari alla realizzazione della struttura, «ma volevamo andare a fare qualcosa di concreto, condividere lavoro, vita, quotidiano».
L’esperienza
Giovani e sacerdote hanno alloggiato nella casa parrocchiale di Pocona, costituita da chiesa, scuola oggi chiusa e internato, e laboratori dove i ragazzi lavorano il legno. Sono poi andati tra la gente, hanno tagliato legna, distribuito alimenti, seguito il doposcuola: «Un’accoglienza splendida – raccontano – spesso, anche con ore di cammino, arrivavamo dalle famiglie per portare i viveri e loro, nonostante non avessero nulla, ci offrivano subito qualcosa, per una generosità che ci ha colpito. Un giorno, un anziano cieco si è persino tolto di bocca il tozzo di pane che stava mangiando per offrircelo».
Lungo strade di sassi, sterrati e dirupi, dove si vive con qualche lama e mangiando patate (se terreno e piogge lo consentono), nei paesi che si spopolano di giovani, i quattro hanno incontrato soprattutto gli anziani che rimangono con i più piccoli: «Dei sorrisi bellissimi che, come i nonni, scoppiavano di felicità e gioia nel vederci». «Ho di gran lunga ricevuto più di quel che ho dato – assicura Emma –, e ho trovato tantissima vita dove non pensavo di trovarne: è stato incredibile, a 4.100 metri, in un posto isolatissimo, essere sorpresi durante il rosario dal vagito di un neonato, fiore nel deserto. Ed è stato bello vedere come oratorio e parrocchia siano faro e speranza di futuro per i giovani».
«La felicità per le piccole cose di chi non ha niente – conferma Matteo – fa molto riflettere. Userò il tutto anche per aiutare chi, qui, è triste e insoddisfatto». «Oggi so – confida poi Marco – che se i viveri aiutano a non morire, ciò che davvero conta è la vicinanza, la presenza».
E ora? «Intendiamo raccogliere fondi per riaprire la scuola a Pocona e ai coetanei consigliamo questa esperienza per vedere il mondo con gli occhi dei più poveri per accorgersi del bisogno vicino a noi».
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