Storie

Alice, a 31 anni traduttrice per Feltrinelli

Il 12 febbraio sarà in libreria «Come il vento tra i mandorli» di Michelle Cohen Corasanti.
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Il tuo nome in prima pagina. L’emozione che trabocca e ti spinge a voltarti indietro: la concentrazione sui libri dell’università torna a sudare, le pagine dei dizionari che scorrono impazzite sino ai tre mesi di impegno fitto e costante verso la meta finale. Che, nel caso di Alice Pizzoli, 31enne bresciana, è tutto racchiuso nel romanzo «Come il vento tra i mandorli» (in uscita il 12 febbraio per Feltrinelli) di Michelle Cohen Corasanti, tradotto in italiano dalla giovane bresciana. Diplomata all’Arnaldo, tra i mille dubbi che avvolgono il futuro di ogni neo maturato, Alice decide di inseguire un pallino. Più che un pallino una passione: le lingue straniere. «Sono sempre stata affascinata dalle lingue, inglese in primis - racconta Alice -: addirittura, se sento qualcuno esprimersi in un idioma che non conosco vengo attanagliata dalla curiosità di scoprire cosa stia dicendo. Mi sono anche accorta negli anni della scuola di avere una buona attitudine: esprimermi, comprendere e scrivere in altre lingue mi risulta piuttosto semplice». L’inglese e lo spagnolo sigillano la prima tappa accademica di Alice Pizzoli - la laurea triennale in Lingue e letterature straniere alla Cattolica di Brescia -, percorso proseguito poi alla Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori di Forlì, corso magistrale che fa capo all’università di Bologna. 
 
«Ho scelto questa strada - spiega Alice Pizzoli - perché, sebbene ami moltissimo la letteratura, iniziavo a sentire l’esigenza di dare una piega più pratica a quanto studiato». Supera l’esame di ammissione e si getta a capofitto in un biennio fatto di esercitazioni su esercitazioni e prove pratiche. Tutto il giorno tutti i giorni, con tanto di obbligo di frequenza e compiti a casa.
 
Alla traduzione settoriale, Alice preferisce quella letteraria ed è lì che si concentra laureandosi nel 2009. Quando già da due anni, cioè, lavora all’interno della libreria Feltrinelli - oggi ha un contratto part-time a tempo indeterminato - per dare una mano nel periodo natalizio. Non semplice far combaciare gli studi a Forlì e il lavoro, ma ad Alice vanno in soccorso i docenti: «Ho spiegato loro le mie esigenze, e ho comunicato che mi avrebbero portato a due settimane di assenza. I professori non hanno fatto problemi, anzi: abbiamo concordato di proseguire le esercitazioni in via telematica, in modo che potessi rimanere al passo». Gli stessi docenti, quando parlano ai loro ragazzi, non fanno mistero che il settore della traduzione editoriale non sia tra i più semplici. «Siamo stati messi subito in guardia: si tratta di un settore chiuso, di nicchia, nel quale dunque è importante iniziare a gettare basi il prima possibile». Detto fatto: Alice partecipa alle Giornate della Traduzione Letteraria di Urbino - che continua a frequentare, se può - e trova il coraggio di avvicinare l’editor di Feltrinelli. «Mi piacerebbe tradurre, vorrei avere un colloquio con lei». Il colloquio, purtroppo, non arriva.
 
Meglio: non subito. Alice non demorde. Gli scrive, gli riscrive, e scrive un’altra volta. Finché dall’inchiostro - ancorché virtuale - passa al telefono: fissa un appuntamento e si presenta alla porta dell’ufficio dell’editor. Lui la riconosce, si scusa e le mostra una mole di lavoro «inimmaginabile», riferisce Alice. E non manca di apprezzare la tenacia. Alice inizia a collaborare con la nota casa editrice in qualità di lettrice: «I manoscritti vengono affidati a collaboratori esterni affinché li leggano e facciano una prima scrematura. Certo, c’è una componente personale, ma si impara a travalicare i propri gusti. E comunque uno stesso manoscritto viene affidato a più lettori, per fare una sorta di media».
 
Va avanti così per cinque anni - leggendo anche due o tre libri a settimana - nei quali Alice Pizzoli continua a esprimere il suo desiderio di tradurre. Coinvolta a luglio scorso in una prova di traduzione vince. ottenendo il suo primo romanzo da tradurre. Quello che sarà sugli scaffali delle librerie tra pochissimi giorni. Soddisfazione che corre ed emozione palpitante, con l’intenzione di ripartire presto con una nuova avventura letteraria. La figura del traduttore editoriale, spiega Alice, «in Italia è purtroppo scarsamente considerata rispetto ad altri Paesi: sarebbe bello per esempio che ci venissero riconosciuti i diritti d’autore, almeno in parte, come accade nel resto d’Europa, ma così non è». Inoltre, nell’assenza di un albo o di una certificazione di professionalità del traduttore, «accade che chi conosce una lingua sia convinto di poter tradurre: non sempre è vero, ma intanto si rovina il mercato a chi davvero ha maturato competenze, strumenti e capacità, rallentando il processo di riconoscimento delle vere professionalità». Consigli per chi volesse tentare questa carriera? Non dissimili da quelli per gettarsi in qualsiasi altro campo considerato «irraggiungibile». «Essere consapevoli che non sarà facile, e che ci vorranno tempo e fatica».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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