Al confine dell’Europa, dove la Nato prepara la guerra: il reportage

«Dragon 24» è la più imponente delle operazioni nell’ambito di «Steadfast Defender 24». Viaggio a Suwalki e Orzysz, paesi in Polonia a due passi da Kaliningrad
  • Al confine della Polonia, dove è in corso l'operazione «Dragon 24» della Nato
    Al confine della Polonia, dove è in corso l'operazione «Dragon 24» della Nato - © www.giornaledibrescia.it
  • Al confine della Polonia, dove è in corso l'operazione «Dragon 24» della Nato
    Al confine della Polonia, dove è in corso l'operazione «Dragon 24» della Nato - © www.giornaledibrescia.it
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    Al confine della Polonia, dove è in corso l'operazione «Dragon 24» della Nato - © www.giornaledibrescia.it
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Ha davvero le sembianze di un dragone, che scalcia e sputa fuoco tutto il giorno. Un mostro col busto fatto di ferro e gli arti composti da decine di migliaia di uomini armati fino ai denti. Il suo nome non poteva non essere «Dragon 24». Intorno, nessuno sembra farvi caso, nel cuore dell’Europa, anche a cinque mesi dall’inizio delle esercitazioni. La più imponente delle operazioni della Nato, all’estremo confine orientale della Polonia, si cristallizza in una vallata tra campagne sterminate semicoltivate e affluenti del fiume Vistola.

Alcuni mezzi dell'imponente operazione Nato «Dragon 24»

Il campo di battaglia simulato si trova ad una certa distanza da ogni centro abitato. Nei paesi polacchi di confine tutti sanno dove i soldati di un pezzo di mondo si addestrano per combattere quelli dell’altro pezzo, ma nessuno lo dice apertamente. E non solo per la scarsa conoscenza della lingua inglese. Qui si parla poco, specie con i forestieri, per quella naturale ritrosia tipica dei luoghi a scavallo tra due contesti, tra due culture, tra due mondi.

Nei boschi

Bisogna allora percorrere qualche chilometro a piedi nei boschi - un’enorme zona militare interdetta ai civili - prima che gli alberi fitti lascino finalmente spazio alla pianura bellica. Poi, ecco il fotogramma: cingolati che solcano le sponde, soldati in assetto da guerra che mirano a sagome nemiche, tutt’intorno una babilonia di mezzi militari che sfrecciano in ogni direzione. È qui che la Nato si sta preparando alla guerra in Europa.

Per vedere le esercitazioni è necessario appostarsi nei boschi

A tratti sembra di trovarvisi già dentro, di esserne parte, di potersi trasformare in obiettivo dei cecchini. Ecco perché qualche manciata di minuti è il limite di tempo necessario prima di rituffarsi nella selva polacca. Lo scopo, d’altronde, è chiaro: preparare le truppe a spostarsi il più rapidamente possibile dall’Europa occidentale al confine tra Polonia e Bielorussia, per evitare che una forza nemica penetri nel territorio dell'alleanza.

Il corridoio Suwalki

E il luogo non è casuale. Il timore diffuso è che Mosca possa impadronirsi del cosiddetto «corridoio di Suwalki», la striscia di terra lunga solo 100 chilometri che collega Kaliningrad alla Bielorussia e separa gli Stati baltici dalla Polonia. Qualche tensione c’era stata già nel 2014, dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia. Ma il mirino è tornato a puntare Suwalki dopo che la Lituania ha vietato il transito ferroviario di alcune merci russe a Kaliningrad dando seguito alle sanzioni alla Russia. Sono seguite minacce di attacchi alla Lituania ed è cresciuta la paura. E il confine di cemento armato con l’enclave russa è a un tiro di schioppo da qui.

«Dragon 24» è la più imponente delle operazioni nell’ambito di «Steadfast Defender 24», a sua volta la più grande serie di esercitazioni militari in Europa dalla fine della Guerra Fredda. Il climax ascendente di una prova di forza. Erano 20mila, poi sono diventati 50mila, alla fine sono stati mobilitati 90mila soldati. Un esercito da conflitto massiccio. Provengono da 32 Paesi diversi e muovono oltre un migliaio di veicoli corazzati. Dopo tre decenni di ridimensionamento, l’Organizzazione del trattato dell'Atlantico del Nord non è più nascosta. E chi pensa che l’ipotesi di una guerra alle porte sia remota dovrà ricredersi. All’alba del primo mezzo secolo del Duemila, l’Europa potrebbe smettere di fare da calmiere dei conflitti.

A Orsysz

Orzysz pare il paesino di «The Truman Show», in chiave europea e bellica. Dove tutto sembra finto eppure eretto in funzione di qualcosa. C’è un municipio che pare un bingo, un surrogato di piazza, qualche negozio di alimentari. Ci sono dei lidi, sulle sponde del lago omonimo. E c’è un piccolo museo su Michał Kajka, poeta, artista e attivista polacco della Masuria, che qui visse e qui morì nel 1940. Ma l’intera comunità ruota intorno alla grande base della Nato che qui ha messo radici: ovunque, come senza meta, si muovono mezzi militari di ogni tipo.

Blindati e carrarmati in centro al paese come se nulla fosse

Ecco perché attraversare quelle strade ti fa sentire Truman Burbank, il personaggio del film distopico: gli occhi di molti cadono sulla persona dalle nuove sembianze, jeep e carri armati e tir sembrano piazzarsi davanti seguendo un anarchico ordine. E poi soldati al supermarket, soldati in banca, soldati all’autolavaggio, soldati al distributore di benzina. Sono ovunque, sempre impegnati a fare altro.

Ossimori e inquietudine

È il difficile scenario da vivere e descrivere, quando il mondo militare si sovrappone a quello civile. Genera contrasti, ossimori, inquietudine. Un’anziana attraversa le strisce pedonali portando a mano una bici, mentre sbuca un blindato con un soldato sulla torretta che si guarda intorno. Incrociano i loro itinerari ma non gli sguardi. Proseguono in direzioni opposte senza che nessuno faccia caso all’altro. Ai piedi della statua di Giovanni Paolo II sfrecciano tre bisarche militari con una babele di carri armati e obici. Mentre i bambini escono da scuola decine di camionette e autocarri disegnano traiettorie difficili da seguire, tra superstrade e boschi. Tutto si svolge sotto una luce accecante, sotto un sole da scenario atomico. Sembrano scene di guerra in corso e invece siamo nel cuore dell’Europa.

Ai confini dell'Europa la presenza militare è innervata da tempo

Questo non è un reality show, però. All’ora di pranzo due elicotteri si levano in quota e cominciano a sorvolare Orzysz con la stessa identica traiettoria per un’ora, come fossero mosche impazzite. Nessuno esce di casa, nessuno alza il naso al cielo. «Siamo abituati a tutto questo», si limita a dire una donna dall’inglese stentato. Quasi a rimuovere la percezione del rischio, come nei paesi a ridosso dei vulcani attivi o nelle zone a forte rischio sismico. Si resta. E si resta fatalisti. In fondo il piccolo centro rurale di Orzysz, nel nord-est della Polonia, sarebbe un anonimo comune come i tanti al confine orientale se non fosse che qui - a 60 chilometri dal confine con Kaliningrad, enclave russa affacciata sul Mar Baltico - ha preso forma la risposta della Nato all’«operazione militare speciale» della Russia in Ucraina.

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