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Il 13enne cantante bresciano protagonista dei «Concerti in cripta»

Enrico Raggi
Il giovane Francesco Ferrari, voce bianca, si esibirà in città domenica 23 marzo: «Il mio idolo? Luciano Pavarotti»
Il giovane cantante Francesco Ferrari - © www.giornaledibrescia.it
Il giovane cantante Francesco Ferrari - © www.giornaledibrescia.it
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«Quando quei soldi di cacio riemergono dai flutti della musica con una moneta d’oro fra i denti, torniamo a finalmente a respirare e scuotiamo la testa increduli». Così lo scrittore Alberto Savinio evocava le prestazioni musicali dei bambini-prodigio, capaci di esecuzioni sbalorditive e di sentimenti da artista adulto e navigato.

Giovane talento

Accade lo stesso con Francesco Ferrari, «uno dei più talentuosi giovani cantanti incontrati nella mia lunga carriera», secondo Silvio Baracco, da un quarantennio direttore di coro e docente al Conservatorio Marenzio.

Tredici anni compiuti in gennaio, Francesco Ferrari (voce bianca soprano) è protagonista, insieme a Pietro Gheza (violino) e Margherita Gulino (pianoforte), del concerto conclusivo della rassegna «Concerti in cripta», domenica 23 marzo alle 17.30 nel Santuario di Sant’Angela Merici, in Via Crispi 19 a Brescia (ingresso con offerta 5 euro).

«Ho sempre studiato solamente canto, non suono altri strumenti – spiega Francesco –. Ho preso qualche lezione di piano per sapermi orientare, ma il mio interesse principale è la lirica; il mio cantante preferito è Pavarotti».

Quando e come hai iniziato?

A cinque anni sono entrato nel coro della chiesa dei Santi Nazaro e Celso diretto da Eleonora Mingardi. I miei genitori volevano farmi fare il chierichetto, con mia sorella che già da tempo serviva Messa, ma io non volevo: «Piuttosto vado a cantare nel coro!», ho risposto.

Poi a sette anni ha cominciato a cantare nel coro delle voci bianche del Conservatorio, con Silvio Baracco. Adesso sono al quarto anno del corso base di canto, che seguo sotto la guida di Elena Traversi.

Quanto studi?

Imparo i pezzi con una certa facilità. Li sento 4 o 5 volte e già li so a memoria. Poi devo perfezionarli, ovvio.

Ti piacciono i videogiochi?

Preferisco un’arte marziale che si chiama kendo. Sono un patito del Giappone.

E quando la tua voce cambierà, cosa pensi di fare?

Non so bene quando avverrà la muta, uno o due anni credo… Per adesso mi diverto moltissimo. La musica è uno splendido gioco di suoni, che mi dà tanta gioia.

Quando ho cantato i Carmina Burana al Teatro Borsoni lo scorso settembre, in mezzo a tutti quei musicisti mi sembrava di essere a una festa. Prima di un concerto sento un po’ di tensione, ma poi quando inizio a cantare mi passa tutta l’ansia.

Guardo in faccia gli spettatori e mi piace un sacco vedere quanto sono stupefatti per il risultato che sentono arrivare alle loro orecchie. Non so cosa succederà fra qualche anno. Da grande vorrei fare il chimico, ma è ancora presto per dirlo, forse farò il cantante... chi lo sa?

Cosa dicono i tuoi compagni di classe di questa passione?

Adesso sono in terza media, vado dalle Dorotee, e lì suoniamo la pianola. Stiamo imparando «La Primavera» di Vivaldi. Però essendo una scuola cattolica canto sempre alle Messe di inizio e fine anno.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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