I 10 angoli nascosti di Brescia che pochi bresciani conoscono

Sara Polotti
Una «piccola Cappella Sistina», un tasso gigante, un trullo che non è un trullo, una piovra: ecco alcuni luoghi di Brescia tutti da trovare e da scoprire
La chiesa del Santissimo Corpo di Cristo con la «cappella sistina» - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
La chiesa del Santissimo Corpo di Cristo con la «cappella sistina» - Foto New Reporter Nicoli © www.giornaledibrescia.it
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Brescia ha una «piccola Cappella Sistina» all’ombra di palme che guardano verso le montagne. Ha anche un tasso gigante fatto di rametti, un trullo che non è un trullo, una chiesa che da fuori è una chiesa ma che dentro è una galleria d’arte e una conchiglia appoggiata sul fianco del Duomo. Per scovare tutti questi scorci e curiosità serve guardare a fondo la città e soprattutto osservarla dal punto giusto, soffermandosi un po’ di più su dettagli che quotidianamente sfuggono.

Ecco gli angoli nascosti imperdibili per un vero bresciano. O brescianer, che dir si voglia.

1. La tavola per gli scacchi nascosta

  • Giocare a Brixia: la tabula lusoria di Porta Paganora
    Giocare a Brixia: la tabula lusoria di Porta Paganora
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    Giocare a Brixia: la tabula lusoria di Porta Paganora
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    Giocare a Brixia: la tabula lusoria di Porta Paganora

Le vasche in corso Zanardelli e sotto i portici sono ancora più affascinanti una volta che si scopre che sotto al volto che porta in via Paganora – quello appena svoltato l’angolo dopo la Feltrinelli e che porta in piazza del Duomo – c’è una vecchia tabula lusoria.

Si riconosce perché ricorda una scacchiera appoggiata alla parete e si trova solo alzando lo sguardo: è infatti incastonata sotto Porta Paganora. È lì perché è stata usata come materiale di riuso nel quattordicesimo secolo. Non è inusuale: spesso le pietre venivano riutilizzate e queste tavole, in particolare, erano tabelloni da gioco incisi sul fondo stradale. Nell’antica Brixia romana venivano probabilmente usate per giocare a un antenato degli scacchi, il ludus latruncolorum.

2. Il fossile di una conchiglia

Aguzzate la vista: il fossile è tra le due finestre del Duomo vecchio - © www.giornaledibrescia.it
Aguzzate la vista: il fossile è tra le due finestre del Duomo vecchio - © www.giornaledibrescia.it

Anche in questo caso bisogna aguzzare la vista: seguendo il parapetto curvo che costeggia il Duomo Vecchio – chiamato non a caso «Rotonda» – e guardando le pareti esterne dell’antica cattedrale a un certo punto si può scovare il fossile di una conchiglia nascosto tra i blocchi di medolo. Di nuovo, niente di strano: molte pietre utilizzate per la costruzione di edifici portavano su di sé antichi fossili ed era normale usarle a scopi architettonici.

3. La piovra gigante

La piovra gigante nel cortile di Palazzo Martinengo
La piovra gigante nel cortile di Palazzo Martinengo

Ci sono una piovra gigante che sbuca da uno stagno, un omaggio a Piet Mondrian e un fenicottero in conchiglia: sbirciando dentro il cortile di Palazzo Martinengo (basta appostarsi all’ingresso di via Musei 30) si intuisce solo una piccola parte della bellezza naturalistica e artistica che si trova scendendo il vialetto acciottolato che conduce alla sede espositiva di Fondazione Provincia di Brescia Eventi.

Le sculture — comprensibilmente fotografatissime — sono «Saluti da Venez…» di Stefano Bombardieri, un fenicottero dello stesso autore risalente alla mostra «Gli animali nell’arte» di Gli amici di Palazzo Martinengo, «Progetto Mondrian» di Italmesh (con reti e pannelli del giardino verticale Zero Gravity Eden) e «E tu dove sei?», specchio-installazione visibile fino a dicembre 2024.

4. L’oblò che guarda sul Capitolium

L’oblò che guarda sul Capitolium
L’oblò che guarda sul Capitolium

È entrando all’interno dell’antico palazzo che si trova un altro degli scorci più curiosi e inusuali di Brescia. Palazzo Martinengo Cesaresco si trova infatti proprio all’angolo di Piazza del Foro e al primo piano si trova un piccolo oblò da cui sbirciare il Capitolium senza essere visti. È stato aperto proprio di fronte alle rovine romane ed è un angolino imperdibile.

5. La chiesa trullo (che non è un trullo)

La chiesa di San Faustino in Riposo
La chiesa di San Faustino in Riposo

Recandosi nel quadrilatero della ristorazione – la piazzetta che si forma tra via Beccaria e via Musei, tra Piazza della Loggia e Piazza Tito Speri – ci si imbatte in uno degli elementi architettonici più sorprendenti di Brescia. O almeno per Brescia: i trulli saranno normali in Puglia, ma di certo non in questa città del Nord conosciuta per uno stile decisamente diverso. Lì dietro a Dukka, il ristorante palestinese specializzato in hummus, c’è una chiesa a forma di trullo.

Si tratta della chiesa di San Faustino in Riposo, già chiesa di Santa Rita, situata in via Torre e nota per la buffa forma conica. L’edificio risale al XII secolo ed era un santuario votivo costruito proprio sul luogo in cui le salme dei santi patroni di Brescia, Faustino e Giovita, sostarono (e quindi riposarono) durante la traslazione dal cimitero della chiesa di Sant’Angela Merici alla chiesa di San Faustino Maggiore.

6. La chiesa sconsacrata, ora galleria d’arte

L’ex chiesa diventata galleria d’arte
L’ex chiesa diventata galleria d’arte

A proposito di chiese: chi passa da via delle Battaglie dovrebbe soffermarsi un po’ più a fondo sulla chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. O meglio: la ex chiesa. Oggi è infatti sconsacrata, ma il bellissimo edificio non è stato lasciato a marcire. Basta entrare per scoprire che è diventato una galleria d’arte gestita dall’associazione Carme, che ciclicamente propone mostre d’arte contemporanea che creano un bellissimo contrasto con l’involucro antico che le contiene.

7. La Cappella Sistina (di Brescia) con le palme

Alcuni dettagli della «Cappella Sistina di Brescia»
Alcuni dettagli della «Cappella Sistina di Brescia»

Anche Brescia ha la sua «Cappella Sistina»: è la chiesa del Santissimo Corpo di Cristo (tra le poche al mondo intitolate all’Eucarestia) situata tra il Museo di Santa Giulia e il Capitolium, salendo verso il Cidneo. Lassù, accanto a un monastero con tre chiostri nei quali si possono osservare delle imponenti palme, si trova questo edificio sacro che lascia davvero a bocca aperta.

La Cappella Sistina di Brescia con le palme nel chiostro
La Cappella Sistina di Brescia con le palme nel chiostro

Sostando sul portale di ingresso se ne intuisce la magia: tutte le pareti sono affrescate senza soluzione di continuità e raffigurano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento, martìri, vie Crucis… A dipingere abside, navata e presbiterio fu Fra’ Benedetto Marone nel quindicesimo secolo. E c’è anche un’Ultima cena del Romanino: alcune tracce sono ancora visibili nel refettorio del monastero.

8. Il modernissimo museo di tappeti antichi

Uno scorcio del Mita a Brescia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it
Uno scorcio del Mita a Brescia - Foto New Reporter Favretto © www.giornaledibrescia.it

Negli ultimi anni Brescia si è arricchita di nuovi edifici e uno di questi stupisce sempre. Si trova dietro la stazione, in via Privata de Vitalis, proprio di fronte a una sede della Libera Accademia di Belle Arti, e si staglia modernissimo tra edifici meno appariscenti: è il Museo del Tappeto del centro culturale Mita gestito da Fondazione Tassara, edificio in vetro e metallo dall’aspetto futuristico (e dal contenuto antico, dato che ospita tappeti e manufatti mediorientali).

Di sera, durante gli eventi, lascia ancora più a bocca aperta, quando tutto illuminato lascia intravedere l’interno dal leggerissimo reticolo frontale che caratterizza la facciata.

9. L’enorme tasso in Maddalena

L’enorme tasso in Maddalena
L’enorme tasso in Maddalena

Salendo in Maddalena c’è da fermarsi al nono tornante. È da lì che parte la strada sterrata per la Cascina Margherita. Ma ancora prima di raggiungere l’edificio, in corrispondenza di una delle prime curve, ci si imbatte in un artefatto particolarissimo: Rodolfo Liprandi, giovane artista triestino, ha intessuto rami e rametti creando un enorme tasso appena sopra il livello stradale.

L’opera di Land Art fa parte del Bosco dell’Arte che l’associazione AAB ha pensato per la città nel 2023, anno della Capitale della Cultura, riempiendo di opere i boschi del Monte Maddalena.

10. La strada romana in un negozio di profumi

Ultima chicca bresciana: sporgendosi verso le scale che portano nel seminterrato di una nota boutique di profumi di via X Giornate c’è addirittura l’antica strada di Brixia romana, perfettamente conservata. I ritrovamenti archeologici in città non sono una novità, ma questo è specialmente interessante perché è nascosto, ma facilmente raggiungibile entrando nel negozio negli orari di apertura.

L’esperienza è sensoriale: gli aromi dei profumi accompagnano alla scoperta dell’antico cardo, ovvero la principale strada cittadina che attraversava Brixia da Nord a Sud.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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