Storia del «Pego» e di Costel: rinascita con il lavoro e il rugby
Da quasi un anno la palla ovale è entrata nel carcere di Verziano. Merito di Roberto Pegoiani, 68 anni, ex pilone della Concordia Brescia, vincitore dello storico scudetto '75. Il «Pego» come lo chiamano tutti, da ragazzo distruggeva a spallate le mischie avversarie mentre oggi con la straordinaria forza del suo carattere porta il rugby dietro le sbarre e da solo ha persino fondato una squadra.
«Insegno uno sport fatto di regole - racconta -. Vedere che i ragazzi si divertono passandosi indietro l'ovale per me è già una vittoria». Costel Blanaru è uno di questi. Trent'anni, rumeno, la sua storia sembra essere uscita da un romanzo di Giorgio Sbrocco. Costel ha giocato a lungo in Romania. Per anni è stato mediano di mischia nella squadra della sua città, il Cnae Tecuci.
«La passione per la palla ovale è qualcosa che ho sempre avuto dentro - spiega - in carcere ho poi avuto la fortuna di incontrare Pegoiani che per me è stato molto più che un allenatore». L'ex campione d'Italia lo scorso novembre aveva fatto a Costel una promessa: «Quando sarai libero ti porterò a giocare in un campionato vero». Detto fatto; poiché Blanaru ad aprile è uscito da Verziano, e nonostante viva ancora secondo un programma di affidamento sul territorio, è tornato stabilmente dalla sua famiglia a Ghedi.
«Da alcune settimane ho cominciato ad allenarmi col Cus Brescia, sono felice perché ho trovato una società aperta e nessuno dei nuovi compagni è prevenuto nei miei confronti». Costel nell'amichevole di domenica scorsa contro il Benacum ha inoltre segnato due mete. «Da sempre il Cus è attento all'aspetto sociale e per noi il rugby significa prima di tutto sostegno - spiega il direttore sportivo Marco Piotti -. Abbiamo conosciuto da poco Costel e siamo felici di averlo accolto in squadra, per questo non vediamo l'ora che esordisca nella nuova stagione».
Luoghi sbagliati, momenti sbagliati, compagnie sbagliate. Combinazioni così càpitano e si pagano. A volte per sempre. Costel è consapevole degli errori commessi e la detenzione a Verziano lo ha fatto riflettere. «Sono entrato in carcere nel 2015 prima a Canton Mombello e ci sono rimasto sei mesi; poi a Verziano. Quando ho salutato mia moglie e mia figlia la seconda volta mi è venuto un colpo al cuore, così ho deciso che avrei dato un taglio netto al mio passato».
E così è stato. Costel oggi ha un lavoro come giardiniere ed è una persona corretta, come del resto un buon rugbista deve essere fuori dal campo. Nel rugby si lotta per vincere ma soprattutto per cambiare sé stessi. È martedì sera e tra poco al campo «Tartaglia» incomincerà l'allenamento con i compagni del Cus; Costel sistema il borsone nel baule della sua auto e da dietro spunta un ovale ancora sporco di terra e ciuffi d'erba. «Le mie gambe oggi corrono verso una meta - conclude -. E la più grande è la libertà».
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