Spalek: «Sono a scadenza, ma mi sento parte della situazione»
Così piccolo, ma per niente fragile. Repellente alle critiche: temprato da tre stagioni in cui su di lui se ne sono dette di tutti i colori. Pomo della discordia, eppure decisivo nell’anno della promozione in quel suo ruolo di trequartista tattico cucitogli addosso da Eugenio Corini che di lui aveva fatto un imprescidibile. Nikolas Spalek sta per iniziare la sua quarta stagione con la maglia del Brescia. È dunque quel che si dice un «senatore» o un «vecchio» dello spogliatoio.
Ne ha vissute tante, personalmente e a livello di squadra eppure questa alba di 2021-2002 ha per lui un sapore tutto diverso perché si trova nella condizione di giocatore a scadenza. Per il quale una proposta di rinnovo non esiste. Tradotto: Spalek è sul mercato. Poi, potrà succedere di tutto: anche che resti. Ma di certo non sarà prima scelta. In caso, ci sarà una storia da provare a riscrivere da zero per disegnare altri scenari. Sul tema lo slovacco del ’97 resta sul vago e assicura: «Per me la questione contrattuale non cambia nulla. Io a scadenza o meno mi sento comunque perfettamente parte di questa situazione. Mi sento un giocatore del Brescia né più né meno e vado avanti a fare il mio tutti i giorni. Questo ritiro è andato bene e con lo spirito siamo ripartiti dalla belle cose dell’ultima parte della scorsa stagione».
Proviamo a insistere un po’, ma nulla: Spalek è un muro di gomma. Lo stesso contro il quale in tre anni di militanza gli sono scivolate addosso perplessità e critiche: «È che non sono un tipo molto influenzabile. E so che le critiche fanno parte di questo mestiere. Bisogna conviverci. Ho letto qualche giorno fa un’intervista a Sandro (Tonali, ndr) il quale ha detto "non si può piacere a tutti". Anche io la penso così e per questo vado avanti per la mia strada cercando di lavorare e migliorare».
Se Spalek chiude gli occhi e rivive i suoi tre anni al Brescia: «Vedo la strada fatta, un percorso di crescita e anche la realizzazione di un sogno che ho sempre avuto: quella di aver giocato (e segnato, con Lecce e Atalanta, ndr) in serie A dopo una bellissima promozione... Rivedo anche i miei errori, come quello del famoso incidente d’auto (con Mateju, ndr): allora ero molto giovane e quella bruttissima esperienza mi è servita tanto per capire molte cose. È stata una lezione che mi è servita».
Ma Nikolas, per quelle che sono le sue caratteristiche, si sarebbe mai immaginato di diventare un trequartista, per quanto molto atipico? «Quando sono arrivato in Italia ero un esterno alto, poi mister Corini mi ha messo in quella posizione e lì poi sono sempre rimasto... Quale penso sia la mia principale qualità? Credo la generosità. Mentre quanto a cose che vorrei migliorare, direi che mi piacerebbe segnare qualche gol in più».
Da trequartista tattico, ora Spalek sta almeno un poco tornando alle sue «origini» visto che con Inzaghi: «Gioco un po’ più largo. Inizialmente dovevo stare molto più dietro la prima punta e a fianco dell’altro compagno, ma man mano il mister mi ha chiesto di allargarmi un po’ di più. Mi piace». Dell’Italia invece a Spalek piace: «Il modo di vivere, che è assolutamente unico. Mi piace che la gente esca tanto a cena la sera, che si ritrovi spesso. Da me in Slovacchia non è così: sì, decisamente mi piace lo stile italiano. In qualcosa sì, mi sento anche io ormai un po’ uno dei vostri: bevo il caffé, tanto caffé. Mi piace tantissimo».
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