Sinner batte Medvedev e oggi sfida il re Djokovic per la corona delle Finals
C’è un momento preciso. Quello in cui Jannik Sinner, subito dopo aver stretto la mano a Daniil Medvedev, cammina parallelamente alla rete per posare la racchetta a bordo campo. È una frazione di secondo, guarda a terra, e spegne qualsiasi rumore esterno. Si rende conto dell’impresa compiuta.
Oggi giocherà la finale con Djokovic, che ieri ha battuto nell’altra semifinale Alcaraz 6-3 6-2. Il match inizierà non prima delle 18 (diretta su Raidue e Sky). L’atto conclusivo delle Atp Finals di Torino raggiunto ieri dall’altoatesino grazie al successo per 2-1 sul collega russo (6-3 6-7 6-1) rappresenta il momento più alto della storia del tennis italiano, insieme alla Coppa Davis vinta dagli azzurri, al Roland Garros conquistato da Adriano Panatta e alla finale di Wimbledon disputata (e persa, contro Djokovic) da Matteo Berrettini.
I primi due traguardi risalgono a 47 anni fa (era il 1976), l’altra finale al 2021. Epoche diverse tra loro, ma pure diversa dall’attuale. Che è sempre più «l’era di Sinner». Giocatore del quale l’Italia intera (che pare essersi ri-accorta del tennis) parla, e che è ovunque: su pagine di giornali, tra i reel dei social, negli spot pubblicitari in tv, e nei mille servizi che i media dedicano al torneo dei «migliori otto», che rende Torino il centro del mondo della racchetta.
Medvedev, numero 3 del ranking, potrebbe essere considerabile come una delle cartine tornasole della crescita di Sinner. Il ventiduenne numero 4 al mondo aveva perso i primi sei incontri contro il ventisettenne moscovita. Negli ultimi due mesi lo ha incontrato e sconfitto tre volte: a Pechino, in semifinale, a Vienna, in finale, e ieri.
Secondo a nessuno
A proposito di successi di peso. Al netto del tris con Medvedev, negli ultimi mesi il giovane di San Candido ha dimostrato di poter battere chiunque. Anche gli altri due che gli stanno davanti nel ranking, ossia il talento purissimo Alcaraz (numero 2) e l’eterno Djokovic, che grazie al successo su Rune nel primo turno delle Finals si è assicurato di chiudere la stagione in vetta alla classifica e di diventare il primo a toccare le 400 settimane da numero 1 del mondo.
Venendo al match di ieri, il primo set ricorda vagamente quello contro Rune di giovedì sera. Sinner comincia meglio, Medvedev non riesce a opporre resistenza: 6-3. Il campione russo entra definitivamente in partita nel secondo parziale. L’altoatesino inizia a bisticciare con la prima, rischia il break all’ottavo game, tiene il servizio, arriva al tie-break. Qui, cede 7-4. Serve il terzo. A Torino è successo già contro Djokovic e Rune. Jannik è inarrestabile, e zittisce l’avversario (6-1), chiudendo in crescendo. Profondità, geometrie, variazioni, angoli, anche qualche attacco a rete: nel suo gioco c’è quasi tutto.
«Dedico la mia vita al tennis - commenta a fine gara -. Dietro c’è tanto lavoro, ma ora mi sto anche divertendo». Poi, il grazie al pubblico, che al PalaAlpitour è un fattore (a suo favore) affatto trascurabile. Oggi la sfida a Djokovic.
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