Scariolo, da Brescia a Madrid: «Le mie città segnate dal Covid»
I «tanti amici persi», le «preoccupazioni» per la salute della madre 90enne, un virus che sembra «colpire» in maniera più dura i «posti del cuore». La scia del Coronavirus per Sergio Scariolo, ct della Nazionale spagnola mundial e assistente ai Raptors campioni Nba, è «una pena infinita», come racconta telefonicamente all'Ansa dalla sua abitazione a Toronto.
Wuhan, Brescia, Madrid e New York: quattro città a cui lo legano ricordi e affetti, quattro città martoriate dal Covid-19. A Brescia Scariolo è nato, cresciuto e lì risiede la madre: «È autosufficiente, in gamba e ha ancora il morale alto. Ma ha pur sempre 90 anni. A distanza, aiuto come posso. Non avrei potuto immaginare una cosa così tremenda nemmeno nel peggiore degli incubi. Brescia la leonessa è sottomessa ad un flagello, un'intera generazione di italiani che ha creato il benessere del nostro Paese con sudore e sacrifici sta scomparendo».
A Madrid è considerato un eroe per i tre titoli Europei e il Mondiale vinto nel 2019 con la Spagna in Cina (la svolta proprio a Wuhan, con le vittorie su Italia e Serbia) e soffre per i tanti amici che hanno contratto la malattia: «Mi ha toccato nel profondo la morte di Lorenzo Sanz. Con lui avevo un rapporto speciale, mi aveva voluto come allenatore del Real Madrid. È stato un lutto importante per me».
A New York, invece, studia e gioca a basket il figlio Alessandro: «Fortunatamente l'ho fatto rientrare a Toronto pochi giorni prima che blindassero tutto, sono un pò più tranquillo. Qui in Canada la situazione è ancora accettabile: siamo in lockdown ma abbiamo la nostra ora d'aria per poter uscire». Scariolo prova a dare una parvenza di normalità alla vita ma il futuro resta incerto: «Mi godo un pò la famiglia e seleziono le migliori azioni d'attacco dei Raptors, soprattutto per affrontare la zona degli avversari». Il dovere è quello di non farsi trovare impreparati se la Nba dovesse ripartire: «C'è una condizione non negoziabile: la sicurezza per la salute dovrà essere massima. Non viviamo in una bolla di cristallo, ci sono gli allenamenti, i viaggi, le trasferte: fatico ad immaginare uno scenario senza rischi. La Nba sta studiando varie formule, l'unica certezza è un campionato da chiudere entro il weekend del 5 settembre con la possibilità di cominciare la prossima stagione a Natale».
In questo caso la presenza dei giocatori Nba alle Olimpiadi di Tokyo sarebbe utopistica. Una situazione che lo coinvolgerebbe direttamente: la federazione spagnola, infatti, vuole rinnovagli il contratto fino ai giochi di Parigi del 2024, gli stessi Raptors hanno manifestato l'interesse di prolungare l'accordo ben oltre il 2021. «Non credo sia il momento adatto per parlarne - chiosa Scariolo -. Per continuare in questo doppio incarico le sciagurate finestre Fiba sono l'ostacolo più grosso, ma dovrò anche fare riflessioni con la famiglia. Ci sono però troppe variabili oggi per poter pensare al futuro. Prima speriamo di vedere una lucina in fondo a questo tunnel».
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