Rugby, Rovato: i giocatori chiedono di essere «liberati»
«Gran parte dei giocatori della prima squadra non giocherà più con la maglia del Rovato. La dirigenza non ha minimamente preso in considerazione la nostra proposta». Questa la decisione dura, durissima, presa da 30 dei 32 giocatori della prima squadra del Rovato, i quali hanno chiesto ieri il nullaosta al nuovo direttore sportivo, Francesco Filippini, che consentirebbe loro di poter trovare casa in un altro club.
Tutto ciò in risposta alla conferenza stampa indetta mercoledì scorso dal direttivo, che ha confermato l’arrivo di Griffen in panchina. È questo il nuovo capitolo della lunga querelle iniziata prima delle vacanze natalizie con il licenziamento di coach Daniele Porrino. Si va avanti con il nuovo tecnico: questo l’imperativo della dirigenza che ha causato l’ammutinamento tra i componenti della prima squadra.
«Avevamo chiesto alla società di proseguire con lo staff attuale e invece la la risposta data mercoledì sera, durante la conferenza indetta dalla dirigenza, ci fa capire che non sono stato accolte le nostre richieste – spiega il portavoce della squadra seniores, capitan Omar Mambretti -. Quello che noi giocatori vogliamo ora è il nullaosta da parte della società per essere liberi di poter giocare dove vogliamo».
Senza tale concessione i giocatori, infatti, non potranno trovare altra sistemazione. «Siamo in trenta a voler andare via – prosegue Mambretti -, è chiaro che non troveremo mai una squadra che ci accolga tutti insieme. Siamo e restiamo un gruppo compatto. Alcuni certamente smetteranno con il rugby, altri proveranno a trovare spazio in squadre del territorio. Stavamo disputando un campionato di vertice e ora invece salta tutto. Ripetiamo di non avere nulla contro Paul Griffen, ma contestiamo il ruolo che gli è stato dato all’interno della società. Secondo noi era corretto continuare con lo staff attuale per rispetto nei confronti dell’allenatore che ci stava guidando, Daniele Porrino, e nei nostri confronti. Se la società dovesse ripensarci e volesse tornare sui suoi passi noi siamo comunque disponibili al dialogo».
Richiesta che pare non scalfire la dirigenza, la quale preferisce non entrare nel merito del discorso e si limita a dichiarare: «Continueremo a lavorare e proseguiremo la nostra attività sportiva con l’entusiasmo che abbiamo sempre dato». L’ipotesi più plausibile ora è che i giocatori della formazione cadetta vengano «promossi» in prima squadra e che si navighi così fino alla fine della stagione, che peraltro non vede retrocessioni in serie B.
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