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Rugby, Piardi: è l’ora dello storico debutto al Sei Nazioni

Gianluca Barca
Il bresciano è il primo arbitro italiano nella storia del torneo. Il club del Fiumicello festeggia un traguardo memorabile
Andrea Piardi, arbitro internazionale di rugby - Foto Daniele Resini/Fotosportitq
Andrea Piardi, arbitro internazionale di rugby - Foto Daniele Resini/Fotosportitq
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Per l’esordio di Andrea Piardi nel Sei Nazioni, primo arbitro italiano nella storia del torneo, si è mobilitato perfino il Tg1, con una lunga intervista girata l’altro ieri nella club house del Fiumicello, al campo Menta, dove Piardi ha cominciato a giocare a rugby una ventina di anni fa.

La partita 

La partita, oggi alle 15.15, è Irlanda-Galles, classica sfida celtica, in programma all’Aviva Stadium di Dublino: fra i 52mila che riempiranno le tribune ci sarà anche una piccola comitiva bresciana, composta da amici, parenti, semplici appassionate e sostenitori. Tutti in trasferta per un evento rilevante, eccome, tanto più che a fianco di Piardi, ci sarà come assistente di linea, l’amico di sempre, Gianluca Gnecchi, ovvero colui che, adolescenti, lo convinse che arbitrare poteva essere appassionante quanto giocare. L’accoppiata Piardi-Gnecchi mette Brescia al vertice del rugby italiano, proprio nell’anno in cui, dopo tanto tempo, non c’è neppure una squadra della provincia nella massima serie.

L'attesa

L’Italia per contro ha dovuto attendere 24 anni, o se preferite 8.785 giorni e 366 partite, per vedere un proprio arbitro dirigere una partita nella competizione in cui gli Azzurri sono stati ammessi nel 2000. Diffidenza verso i nuovi arrivati, scelte politiche non sempre trasparentissime (prima di Piardi, nel Sei Nazioni, ha esordito un arbitro georgiano...): oggi il rugby italiano fa pace con la storia, dimostrando di avere le competenze per sedere allo stesso tavolo con le grandi nazioni, se non ancora con i risultati, con l’affidabilità, la serietà e la preparazione dei suoi giudici di gara.

Per il Fiumicello, che giusto dieci anni fa, festeggiò l’approdo in nazionale del primo giocatore proveniente dalla sua «cantera» (Gullo Palazzani, a Suva contro le Fiji, nel 2014), quella di oggi è un’altra pietra miliare: al «Fiumi» hanno sempre avuto come bussola un motto, prima l’uomo poi il giocatore. Oggi anche il club festeggia un traguardo che resterà nella storia.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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