Rugby, il bresciano Francesco Gandossi va in Francia in Top14
«Che ci faccio qui?», non è domanda che abbia attraversato i pensieri di Francesco Gandossi quando è arrivato, alla fine di giugno, nella cittadina francese di Oyonnax. Matto per la palla ovale, diciottenne franciacortino, nato e cresciuto a Villa Pedergnano, Gandossi si è trasferito nella regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi per fare del rugby una professione.
Oyonnax ha un bacino di abitanti (23.000) non troppo diverso da quello di Rovato, dove il pilone della nazionale U19 ha disputato le ultime stagioni sotto la guida di Pierangelo Ceretti, Roberto Torri e Piero Zucchi. Ma il club del dipartimento dell’Ain, il mese scorso è stato promosso in Top14, la massima divisione francese, mentre il Rovato giocherà in serie B. Gandossi, pertanto, ha scelto la Francia per dar spazio alle sue ambizioni.
«È una scelta che ho valutato con attenzione - ammette -: mi è dispiaciuto lasciare Rovato, ma per crescere, questo era un passaggio inevitabile». Lo sapeva anche la fidanzata Mariachiara, che Francesco frequenta da tre anni, gli ultimi due solo nei fine settimana... «Mi allenavo e studiavo nell’accademia federale di Milano - racconta - partivo la domenica sera e tornavo il venerdì, dopo la scuola, nel week-end giocavo, con la U19, o con la prima squadra. Sapeva anche lei che se fosse andata bene, prima o poi mi sarei trasferito altrove, era preparata».
Le prime impressioni
La stagione sul piano sportivo è andata più che bene: girone élite nazionale con la U19, promozione in B con la squadra allenata da Paul Griffen. A Oyonnax divide l’appartamento con un altro giovane azzurro, il mediano di mischia Giulio Sari, arrivato in Francia dal Treviso. Il club francese negli ultimi dodici mesi è diventato una succursale del rugby italiano, oltre a Gandossi e Sari vi è approdato anche il livornese Lorenzo Nanni, mentre il capitano della nazionale U20, David Odiase, veste i colori dei «rouge&noir» già dalla passata stagione.
«Per il momento nessun problema, nessuna malinconia - dice Gandossi -. A primi di agosto avremo due settimane di pausa, così potrò tornare a godermi un piccolo scampolo di vacanze italiane. Il campionato «Espoirs» comincerà a novembre, so che all’inizio non sarà facile, dovrò conquistarmi il posto in squadra. Intanto lavoriamo duro: peso 105 chili, mi hanno detto che devo arrivare a 110...».
E se il rugby non dovesse garantire un futuro?
«Penso all’agricoltura, magari potrei fare il giardiniere. Ho frequentato un anno al Pastori, poi sono passato all’agrario tecnico e professionale Einaudi di Chiari... il prossimo anno - conclude Gandossi - farò l’esame di maturità cercando di seguire i corsi online da qui. Mio padre, Guido, è enologo alla Ca’ del Bosco. Ma io al vino non ho mai pensato».
Per ora niente derby tra il Coteaux de l’Ain e le bollicine della Franciacorta.
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