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Piardi: «Il mio Sei Nazioni tra orgoglio e stupore»

L’arbitro bresciano che ha diretto Irlanda-Galles: «Livello di gioco e di esecuzione impressionanti»
Andrea Piardi, la prima volta al Sei Nazioni
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Circa alle 15.15 di sabato scorso Andrea Piardi ha scritto il proprio nome nei libri di storia del rugby italiano, e non solo, diventando il primo arbitro azzurro di sempre a dirigere una gara del Sei Nazioni.

«È un traguardo non indifferente per tutto il nostro movimento – ha raccontato Piardi ai microfoni di Teletutto –. La gioia e l’emozione che ho vissuto quando è arrivata la designazione mi hanno reso molto orgoglioso e molto felice di poter arbitrare una gara così importante».

Al trentunenne è toccata una mai banale sfida tra Irlanda e Galles, disputata all’interno di una delle cattedrali del rugby mondiale. «È stato incredibile debuttare all’Aviva Stadium di Dublino, con cinquantaduemila spettatori sugli spalti. Penso non ci fosse nemmeno un posto libero. Durante gli inni nazionali, prima dell’incontro, ho alzato per la prima volta davvero gli occhi oltre il campo ed è stato qualcosa di irripetibile».

L’ex pilone e terza linea negli anni da giocatore, prima di passare dall’altro lato della barricata, non è arrivato per caso a questo grande appuntamento. Anzi, Piardi è un direttore di gara internazionale dal 2019, ma il Sei Nazioni ha alzato ulteriormente l’asticella. «Ho riscontrato un livello a cui non avevo ancora arbitrato – racconta, ammirato –. Sarà stata l’emozione o sarà stata la tensione iniziale, però la velocità di esecuzione con cui si svolge il gioco in un torneo di questo tipo è incredibile. Per me è stata una grande lezione di che cos’è il massimo livello».

La strada, per Piardi, è stata lunga. Ha iniziato nel mondo della palla ovale con un semplice primo allenamento, un sabato pomeriggio, durante la seconda elementare. Poi la prima gara arbitrata in Under 14 Provinciale a Rovato. La parabola, però, è stata veramente incredibile. «Dovrò sempre ringraziare mio padre per la dedizione che ha messo nel seguirmi e per i valori che mi ha trasmesso – racconta con gratitudine –. Per la disciplina e la costanza che mi ha dato. Sono qualità che mi hanno permesso di arrivare fin qui».

Il fischietto bresciano non è mai stato solo nel proprio percorso, neanche nello storico esordio di Dublino. «Sugli spalti saranno stati almeno in trenta tra amici, parenti e persone che hanno deciso di venire a tifare per me. Trovare tutti quanti i biglietti è stata la cosa più difficile che ho fatto negli ultimi 2 mesi – ammette, ridendo –. C’era anche mia mamma a casa che aveva organizzato un tè con le amiche per vedere la partita».

L’arbitro bresciano ha toccato una vetta mai raggiunta da un direttore di gara italiano. «Non ho ancora davvero realizzato quello che ho fatto, sono ancora un po’ tra le nuvole, perché dirigere una gara del 6 Nazioni dovrebbe essere il punto più alto di una carriera». In realtà, tra poco, smaltito il ciclone del debutto, per Andrea sarà già il momento di guardare avanti. «Adesso – chiosa il bresciano – l’obiettivo è di confermarmi a questo livello e proseguire a crescere».  

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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