«Allenamenti e concentrazione come Gavazzi avrebbe voluto»
"Siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra breve vita è racchiusa in un sogno", dice Shakespeare nella Tempesta. La vita di Alfredo Gavazzi è stata passione, visione, programmazione. E sogno, ovviamente. Un sogno dal quale il Calvisano dovrà ora svegliarsi, perché questo non è più il tempo di sognare.
«C’era solo un modo per onorare la memoria di Alfredo e continuare a camminare lungo la strada che lui ha indicato – dice Giampiero De Carli, allenatore insieme a Gianluca Guidi del Transvecta e veterano della vecchia guardia giallonera -. E questo modo era allenarsi, lavorare con serenità, fare quello che lui avrebbe voluto facessimo. E noi lo abbiamo fatto anche nei giorni difficili della scorsa settimana. Nessuno si è tirato indietro, non abbiamo saltato nemmeno una giornata, perché così Alfredo avrebbe voluto. Ovviamente quando parliamo di emozioni, di sentimenti, ognuno ha un atteggiamento diverso. Ma la disponibilità è stata assoluta, l’impegno collettivo totale».
Sensazioni
Alcuni dei nuovi giocatori, Gavazzi non hanno potuto nemmeno conoscerlo. «È vero. Mentre altri, tra i quali metto anche me stesso, ad Alfredo devono moltissimo, per le opportunità che ci ha dato, per gli insegnamenti, per i progetti in cui ha creduto, sempre un passo avanti a tutti. Facendo cose che sembrano miracoli. Basta guardare ciò che è stato realizzato qui a Calvisano, i campioni che ci sono passati, molti dei quali hanno ritenuto giusto venire al funerale. A dimostrazione di quanto il rugby italiano gli sia debitore». E adesso? «Adesso ripartiamo da Viadana, cercando di sistemare quello che non ha funzionato nelle settimane precedenti.
La società, i suoi dirigenti, le persone più vicine al club, tutti in questi giorni sono stati encomiabili per non farci mancare niente. Non era facile, non è facile, perché Alfredo era tanto, tantissimo per questa società. Però devo dire che il messaggio arrivato alla squadra è stato forte e noi dobbiamo rispondere sul campo».
Cosa non ha funzionato finora? «Manca un clic, qualcosa che trasformi in risultati il lavoro che facciamo, e bene, in settimana. Sono sicuro che a un certo punto sforzi e impegno pagheranno. All’inizio della stagione, con Gianluca Guidi, abbiamo cambiato metodo di lavoro, introdotto delle novità che forse non sono ancora state completamente digerite da tutti. Qualche infortunio di troppo non ci ha aiutato. Forse tutto questo ha spinto qualcuno a focalizzarsi più sull’approccio alla partita che sulla partita stessa. Viadana e Fiamme Oro ci diranno se con i correttivi che stiamo aggiungendo siamo sulla buona strada».
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