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Rugby Calvisano: Brunello e Chiesa salutano il gruppo

Il tecnico atteso dalla panchina dell’Under 20: «Dispiace non aver potuto salutare come volevo»
IL CAPITANO LASCIA IL CALVISANO
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Due addii che segnano la fine di un'era giallonera: quella dell'allenatore Brunello e del capitano Chiesa.

Sette stagioni, oltre 150 partite giocate, quattro scudetti. I numeri riassumono meglio di qualsiasi parola il rapporto tra Alberto Chiesa e il Calvisano. Il capitano a 32 anni si toglie la fascia. Lo aspettano le sue origini, rugbistiche e non solo: andrà a sedersi sulla panchina in serie A del Prato per guidare la prima squadra, dopo l’esperienza fatta in giallonero da allenatore delle giovanili. Un primo passo verso quella che sarà la sua nuova carriera, «sapendo - dice col sorriso - che con i dirigenti di Calvisano mi sono lasciato benissimo e che la stretta di mano è stata un arrivederci, non un addio».

  • Brunello e Chiesa addio a Calvisano
    Brunello e Chiesa addio a Calvisano
  • Brunello e Chiesa addio a Calvisano
    Brunello e Chiesa addio a Calvisano
  • Brunello e Chiesa addio a Calvisano
    Brunello e Chiesa addio a Calvisano

 Il capitano saluta, l’allenatore anche: ad aspettare Massimo Brunello, dopo 99 partite di campionato sulla panchina giallonera c’è la Nazionale U20. Quando il nuovo incarico potrà partire, però, data la situazione di emergenza, in questo momento nessuno ancora lo sa. Dal suo «buen retiro» in Polesine, l’allenatore che ha guidato i Kawasaki nelle ultime cinque stagioni confessa che anche in questa fase di attesa il rugby occupa sempre i suoi pensieri eccome.

BRUNELLO LASCIA CALVISANO

Brunello, la testa è sempre e comunque al rugby? «Ovviamente faccio altro, ma poi la testa torna spesso lì: finisco per pensare a quanti punti avremmo avuto oggi in classifica, a come avrei preparato la partita, a chi avrei fatto giocare. La nostra giornata, la nostra settimana era scandita da un ritmo che è difficile abbandonare: il doppio allenamento, la giornata di riposo, il ritrovo la sera, quando cominci a immaginare la formazione per il week end». Le manca tutto questo? «Certo che mi manca, è la mia via. Vinci, perdi, pensi a come rifarti, a come recuperare. E la cosa che mi dispiace di più è aver chiuso il mio ciclo a Calvisano così, dopo cinque anni, senza nemmeno poter salutare tutti, ragazzi compresi. Mi immaginavo un finale diverso, magari un’altra finale…». 

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