Rugby, addio a «Cubo» Abbiati scudettato con Brescia
È morto Ettore Abbiati, per tutti semplicemente «Cubo». Era stato una delle colonne del Rugby Brescia campione d’Italia del 1975 e undici volte azzurro, tra il 1968 e il 1974. Fatale un malore in Sardegna, dove amava trascorrere i mesi estivi. Settantasette anni, era nato a Camisano, in provincia di Cremona.
Al rugby si era avvicinato per caso, a Milano, dove lavorava come dipende alla Galbani. Aveva iniziato infatti con l’atletica, come lanciatore, prima di disco, poi di martello. Al Giuriati si allenava anche la formazione del Chicken Milano che lo notò e lo convinse passare alla palla ovale. Arruolato nella formazione sportiva dell’Esercito, in origine come lanciatore, presto fu coinvolto nella squadra di rugby nei cui ranghi giocava Alberto Scola. Dall’amicizia dei due, finita la naja, nacque il passaggio di Cubo al Brescia, dove esordì nella stagione 1967/1968. Al Cus Genova con Marco Bollesan, dal 1970 al 1974, tornò a giocare all’ombra del Cidneo quando Lorenzo Bonomi cominciò a costruire la squadra che nel giro di due anni si aggiudicò il titolo tricolore.
Fisico compatto, da cui il nome «Cubo», era la classica roccia della prima linea, pilone destro, quello che sulle spalle regge il peso di due avversari. La natura gli aveva regalato però caviglie esplosive, da velocista, grazie alle quali, sullo scatto breve non temeva sfida con i compagni più veloci.
Le due caratteristiche insieme, lo sprint e una robustissima struttura muscolare, fecero di lui un ariete difficilissimo da placcare, oggi si direbbe «ball carrier», allora era semplicemente una forza della natura.
In Nazionale esordì nel novembre del 1968 contro la Germania, in prima linea due piloni del Rugby Brescia, lui e Massimo Gini, estremo Luciano «Cochi» Modonesi che ieri, appresa la notizia della sua scomparsa ha avuto per lui, come tanti, parole di affetto sincero. Nel 1973 prese parte con altri futuri compagni del Rugby Brescia (Spagnoli, Bonetti, Salsi, Paoletti, Fedrigo, Bollesan) alla famosa tournée dell’Italia in Sudafrica.
Generoso sul campo, umile nella vita, sempre pronto a dare l’esempio ai compagni di squadra più giovani, «Cubo» finita la carriera fondò il Rugby Crema, si dedicò all’allenamento, rimase sempre vicino all’ambiente che gli aveva dato amici e gloria.
Nel novembre del 2022 un improvvido messaggio su facebook lo aveva dato per morto, fu lui stesso a smentire la notizia «vi assicuro che sto benone». Stavolta purtroppo se n’è andato davvero.
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