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Paolo Bossini: «Sono tornato»

Il ranista di Villa Carcina, da anni stabile a Roma a difendere i colori dell'Aniene, ce l'ha fatta. A dieci mesi esatti dalla scoperta di quel tumore al sistema linfatico che l'aveva costretto a fermarsi, il «Boss» ha ricominciato a nuotare. Con un solo, unico, obiettivo: le Olimpiadi di Londra 2012.
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Ventinove agosto. Una data insignificante, un lunedì qualunque. Uno di quei giorni nei quali ti svegli con un po' di luna pensando che tutto sommato avresti anche potuto startene a letto, come durante le vacanze estive.

E invece no. Su un calendario speciale il giorno 29 agosto 2011 è cerchiato in rosso, con una grossa scritta sotto: «Sono tornato». E la firma è quella di Paolo Bossini. Il ranista di Villa Carcina, da anni stabile a Roma a difendere i colori dell'Aniene, ce l'ha fatta. A dieci mesi esatti dalla scoperta di quel tumore al sistema linfatico che l'aveva costretto a fermarsi, il «Boss» ha ricominciato a nuotare. Con un solo, unico, obiettivo: le Olimpiadi di Londra 2012.

«Oggi sono tornato in piscina - ha spiegato ieri pomeriggio, interpellato al telefono-. A dire il vero avevo provato a iniziare un paio di mesi fa, ma poi mi avevano fermato perché non ero ancora in condizione di potermi allenare. Che dire, questa sembra sia la volta buona: i dottori non mi hanno dato la certezza della mia guarigione, la prossima settimana avrò i risultati e potrò ufficializzarla; però sto bene, mi sento bene, anche se l'impatto con l'acqua è stato devastante. Ho perso tantissimo in dieci mesi, non rientro dopo una pausa estiva, il mio fisico è cambiato e non posso adesso metterlo troppo sotto pressione. Però, che felicità tornare a nuotare».

Aveva promesso che non sarebbe stato sul divano ad aspettare Paolo, così ha fatto. Tornando più convinto, più determinato, più grintoso di prima. «Sono diventato grande - ha proseguito -, ho fatto chemio e radioterapia ed è strano ammettere che, nonostante la fatica, i momenti di sconforto, questa esperienza è stata anche bella: solo passando un periodo così ti rendi davvero conto di quello che hai intorno, se questa era la strada che qualcuno ha scelto per me sono contento di averla percorsa. Non mi spaventa più niente, sono diventato un lottatore, di cuore e di testa. Mia moglie Laura, mia figlia Angelica e tutta la mia famiglia hanno fatto il resto. Se mi sono mai chiesto perché proprio a me? Mi sono dato almeno mille risposte diverse, giungendo ad una conclusione, ovvero che non c'è un perché. Non ci puoi fare niente, arriva all'improvviso e basta».

Quanto crede Bossini alle Olimpiadi? «Tantissimo. So che è durissima, ma voglio arrivarci. A tutti i costi. Solo tra cinque anni i medici potranno dichiararmi clinicamente guarito, ma dopo l'ok non mi fermerà più nessuno».

All'improvviso nella cornetta si sente il pianto della figlia. E la voce di Paolo che la chiama: «Angelica, ti sei fatta male?». Poi l'attenzione ritorna all'intervista: «Scusa, ma la mia bimba è caduta, adesso con il suo pupazzo preferito, si calma subito», spiega ridendo il nostro campione.

Già, Paolo è diventato grande davvero, vincendo la gara più delicata, quella più in salita che ci poteva essere. Bentornato, «Boss».
Chiara Campagnola

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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