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Nel 1946/47 le rondinelle tornano in Serie A

Prosegue il percorso a ritrovo attraverso le pagine del GdB che compie 70 anni e la storia di Brescia. Spazio al calcio...
Il Torino della strage di Superga - © www.giornaledibrescia.it
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Il 14 ottobre 1945 riparte il massimo campionato di calcio, diviso in due gironi, Alta Italia e Centro Sud.

Il Brescia, affidato prima a Ferrari e poi a Perazzolo nelle doppia veste di giocatore e allenatore, è in compagnia di squadre titolate, a partire dal Torino che dominerà la scena fino alla tragedia di Superga del 4 maggio 1949. Ciò nonostante chiude al quarto posto appaiato al Milan, alle spalle dei granata, dell’Inter e della Juve. La formula prevede una sorta di play off ante litteram tra le prime quattro di ciascun girone: le rondinelle dei vari Messora, Albini e Martelli spareggiano così con i rossoneri.

In vantaggio con Defilippis, vengono raggiunte da Puricelli che segna anche il gol decisivo nei tempi supplementari. Poco male, perché nella successiva stagione si torna al girone unico a venti squadre e il Brescia è incluso nella massima serie in virtù della promozione conquistata al termine del campionato 42/43, concluso al secondo posto. E ripartono dal tecnico di allora, il magiaro Banas, che dopo sette giornate lascia però il posto a De Vecchi.

Le soddisfazioni non mancano, compreso il 2-2 ottenuto sul campo del Grande Torino, ma nonostante il buon finale (due vittorie precedute da due pareggi) e più in generale il positivo girone di ritorno (20 punti contro gli 11 dell’andata), il Brescia chiude al terz’ultimo posto a una sola lunghezza dalla Fiorentina e retrocede in serie B.

Per la cronaca, ma anche per la storia, la Triestina che finisce ventisima è poi ripescata «in considerazione del valore morale e simbolico che la squadra di Trieste ha per tutti gli sportivi italiani». Siamo nel ’47, e il 31 luglio viene firmato a Parigi il trattato di pace che assegna provvisoriamente il controllo di Trieste al Governo Militare Alleato.

Resta il fatto che quella retrocessione segna la storia del Brescia, che resta ininterrottamente tra i cadetti fino al ’64. Nel campionato successivo, in cui la B è divisa in tre gironi e soltanto la prima viene promossa, la squadra azzurra si piazza seconda alle spalle del Novara; nel 1948/49, girone nuovamente unico con due poltrone per la massima serie, il Brescia è quinto. Il 29 maggio ’49, lo stadium di viale Piave viene intitolato a Mario Rigamonti, il difensore bresciano del Grande Torino appena morto nello schianto di Superga.

Il primo dopoguerra vede anche l’inizio dell’era Calvesi, il tecnico di Cigole destinato a lasciare un’impronta indelebile nella storia dell’atletica leggera italiana, della quale Brescia sarà a lungo l’ombelico. Il grande protagonista della seconda metà degli anni Quaranta è Gino Paterlini, che nel ’45, con la maglia della Forza e Costanza diventa campione italiano dei 400 piani (50’’2), dei 400 ostacoli (55’’0) e della 4x400 con il fratello Luciano, Squassina e Falconi (3’30’2) e nel ’48 si ripete sul giro di pista in 49’’5.

Nel ’48 e nel ’49 è invece il Csi Brescia di Calvesi a trionfare nella staffetta 4x400: la prima volta con i due fratelli Paterlini, Siddi e Montini (3’21’’0); la seconda con Luciano Paterlini, Siddi, Filiput e Colosio (3’28’’8). Lo stesso Renato Colosio nel ’46 aveva vinto il titolo italiano dei 3.000 siepi (!) per la Forza e Costanza, mentre Filiput, goriziano di natali e primo «prodotto» di livello internazionale di Calvesi, nel ’49 vince anche il titolo sui 400 ostacoli (54’’9). In carriera ne collezionerà sette, affiancandoli ai tre nella staffetta per toccare l’apice agli Europei di Bruxelles del ’50 vincendo la medaglia d’oro in 51’’9. Al suo attivo anche il sesto posto alle olimpiadi di Helsinki del ’52.

Franco Bassini

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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