Sport

Moss: «Credevo che Brescia fosse una tappa. Qua sono felice»

Parla il capitano: «Germani avanti così, la strada è giusta»
David Moss in maglia Germani - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
David Moss in maglia Germani - Foto New Reporter © www.giornaledibrescia.it
AA

«Stiamo trovando la nostra strada»: lo afferma David Moss, capitano della Germani, ospite ieri a Basket Time, trasmissione di Teletutto condotta da Jacopo Bianchi. È stato tra i grandi (e tanti) protagonisti della splendida vittoria di domenica scorsa a Sassari contro la Dinamo. Pregusta la sfida sentitissima contro la Fortitudo Bologna, che si giocherà questa domenica, alle 17.30, al PalaLeonessa (sulla «Effe» sta planando Keith Langford, guardia in arrivo dal mercato, ex compagno di Moss a Milano).

«Prendere due punti a Sassari non è stato facile», afferma l’ala trentottenne di Chicago, che per l’ennesima volta ha sfidato David Logan, concittadino, di un anno più vecchio («nel computo delle sfide personali, tra College, Polonia e Italia, sono in vantaggio io, ma lui ha segnato più punti»). «Contro la Dinamo - prosegue - abbiamo giocato nel modo giusto. L’energia adeguata, la testa settata nel migliore dei modi. Abbiamo osservato nel pomeriggio Napoli battere la Virtus Bologna e ci siamo detti che non c’è mai un risultato scontato».

Grandissimo difensore, Moss pone l’accento sulla prova corale della Germani nella metà campo senza palla. «Siamo stati fisici e aggressivi. Abbiamo comunicato bene tra noi. Abbiamo gestito i falli nel migliore dei modi. Se fai così, poi puoi partire in transizione e trovare canestri relativamente facili. Vincere in questo modo è un ottimo segno».

Secondo Moss, giorno dopo giorno, la Pallacanestro Brescia sta crescendo attraverso la qualità del lavoro proposto da coach Magro e dallo staff. «Ci vuole tempo, sempre. Tutti ne hanno bisogno». Moss fu protagonista, nel suo primo anno a Brescia, delle finali promozione (2016). «Ricordo ancora il mio approdo in questa città - racconta -. Pensate che non ero convinto, perché volevo giocare a livello superiore. Il mio agente mi persuase. Credevo che sarebbe stata una tappa di passaggio. E invece, dopo cinque anni, sono ancora qua, felice».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia