Messaggio radio di Minelli: «A Perugia siamo stati presuntuosi»
Si chiama «pareindolìa» quella caratteristica che ci permette di dare un senso a linee che altrimenti non ne avrebbero. Capita ad esempio quando stando sdraiati su un prato attribuiamo ad una nuvola la forma di una pecora, o di un elefante. Stefano Minelli con questa caratteristica sta cercando di trovare l’antidoto alla brutta aria che tira attorno lui e che parte da uno spicchio della piazza. Deve, e vuole, evitare di farsi triturare da certe critiche: quelle di chi è ben disposto a perdonare gli errori di tutti i baby del Brescia, tranne quelli del portiere.
E allora, Minelli ha deciso di dare alle linee con poco senso di critiche che vanno spesso oltre le singole prestazioni e che tendono a sminuire anche quelle buone delle quali è protagonista, la forma di un pc spento e di giornali chiusi: «Non leggo più nulla. Cerco di non farlo. Blog, forum e altro: mi hanno fatto male in passato. Ci avevo fatto una crisi l’anno scorso e allora ho deciso di concentrarmi su me stesso e di analizzare da solo le mie partite: so sempre quando faccio bene e quando no». E poi la rivelazione con «dedica»: «Devo ringraziare i ragazzi della Curva presenti a Perugia perché dopo la partita mi hanno chiamato sotto il loro settore e mi hanno incoraggiato intonando il coro "uno di noi". Sono rimasto molto colpito. Cose del genere mi danno forza per andare sempre avsanti».
Confessione a cuore aperto che è un dettaglio della bella e sincera chiacchierata della quale ieri mattina Stefano Minelli è stato protagonista su Radio Bresciasette nel Magazine di Maddalena Damini.
Faccia a faccia a tutto campo. A partire da quel che è accaduto sul campo di Perugia. Minelli lascia perdere i giri di parole e va al sodo: «Siamo stati un po’ presuntuosi. Non abbiamo giocato, a tratti siamo stati superficiali. E questo non va bene. Venivamo da un bellissimo 3-0 e forse abbiamo sbagliato qualcosa... Cerchiamo subito riscatto anche se il Cagliari è squadra che non c’entra nulla con la categoria. Noi però - è l’aggiunta - possiamo giocarcela veramente con tutti se siamo al 100%».
Ma, come detto, nel confronto tra amici Stefano-Maddalena, c’è stato spazio anche per svariare sul «fuori campo di Minelli che si è raccontato così: «Sono un ragazzo tranquillo, diplomato geometra e vivo ancora in famiglia. La mattina vado anche a fare la spesa... La fidanzata? Non ce l’ho, ma se capita quella giusta perché no. Gioco a calcio da quando avevo 5 anni: mio fratello più grande e i suoi amici mi facevano giocare con loro, ma la condizione era che stessi in porta. Spero di rimanere qui per sempre anche se due anni fa in Primavera - e il momento è toccanto - volevo andare via: era morto mio padre, non stavo bene e le cose non andavano bene. Alfredo Magni mi fece restare, credette in me e ora lo ringrazio».
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