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L'ultimo morso del Black Mamba: Kobe, ci mancherai

Stanotte, sul parquet dello Staples Center di Los Angeles, Kobe Bryant indosserà la sua casacca gialloviola numero 24 per l’ultima volta
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Da mesi, come un ammansito predatore, raccoglie applausi in tutte le arene del basket professionistico americano. Gli stessi palazzetti che l’hanno detestato ogni qual volta gli ha «sbattuto in faccia» una schiacciata, un jumper da distanza siderale, un tiro in avvitamento. Ma, nel cuore, Kobe Bryant è sempre il Black Mamba, giocatore letale se ce n’è uno, la quintessenza della voglia di vincere, dell’abnegazione, del basket cannibale. Tutte cose che ci mancheranno terribilmente. 

Stanotte, sul parquet dello Staples Center di Los Angeles, Kobe indosserà la sua casacca gialloviola numero 24 per l’ultima volta. Come annunciato mesi fa, la guardia nativa di Filadelfia lascerà il basket dopo quattro lustri leggendari, conditi da cinque anelli di campione Nba (sette le finali), due ori olimpici ed una serie spaventosa di record.

Il suo posto nella storia del basket Sicuramente tra i grandissimi, anche se non gli è riuscita la «missione impossibile», superare «his airness» Michael Jordan. Il suo mito, la sua vera ossessione.

Dopo aver trascorso l’infanzia in Italia al seguito di papà Joe, Kobe inizia a far parlare di sé alla high school, sottraendo a Wilt Chamberlain (sì, avete letto bene) il record di punti segnati a livello liceale a Filadelfia. Poi, è subito Nba. Kobe non ha ancora compiuto 18 anni quando - nell’estate del 1996 - viene scelto, con il numero 13, da Charlotte (la prima scelta fu Allen Iverson). Ma Bryant agli Hornets non andrà mai: i Lakers se lo aggiudicano cedendo Vlade Divac. 

Sbarcato a Los Angeles, dove è appena arrivato anche Shaquille O’ Neal, Kobe impiega un anno per ambientarsi, togliendosi comunque lo sfizio di vincere la gara delle schiacciate all’All Star Game. Ma già dalla seconda stagione si inizia a capire che quel ragazzino dal volto sfrontato sarà un dominatore. Con Shaq al suo fianco conquista tre titoli Nba, spesso con prestazioni oltre l’umano. Poi O’ Neal va via, ma Kobe riesce a portarsi a casa altri due titoli, più altre soddisfazioni come gli 81 punti segnati ai Raptors, seconda prestazione di sempre nella Nba dopo i cento di Chamberlain (ancora lui). 

Personalità ingombrante, vorace divoratore di palloni, personaggio spigoloso, Kobe Bryant (cui Sky oggi dedica, dalle 6 del mattino, un’intera giornata che culminerà con la diretta del suo ultimo match contro gli Utah Jazz) resta una delle più abbaglianti stelle di sempre. Un uomo ossessionato dal basket e dalla brama di vittoria, ma che si è dovuto arrendere ai troppi acciacchi di un fisico logorato da mille battaglie. Così Kobe va in pensione, con un solo titolo di Mvp della stagione in bacheca. Forse l’unico neo per una carriera incredibile, sbranata col morso letale d’un campione senza limiti.  

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