Lo stadio Rigamonti compie 60 anni
«Un giorno del più bel settembre che si sogni». Fu descritto così dal nostro giornale quel 19 settembre 1959, quando fu consegnato alla città il nuovo stadio Rigamonti di Mompiano, intitolato a Mario, calciatore bresciano del grande Torino scomparso 10 anni prima nell’incidente aereo di Superga.
Presenti migliaia di appassionati e non, le massime autorità sportive, politiche, religiose e militari con in testa il sindaco di Brescia Bruno Boni, grande fautore di quella costruzione.
Mentre il leader sovietico Kruscev proponeva di abolire entro quattro anni gli apparati militari esistenti in tutti gli Stati, gli americani lanciavano in orbita un satellite e quarantacinque uomini morivano soffocati in una galleria mineraria della Scozia, Brescia viveva un giorno storico.
Il Rigamonti era considerato uno dei più importanti complessi sportivi dell’epoca in Italia. Costò 401 milioni (lo stipendio medio di un operaio era 47.000 lire, il pane costava 140 lire al kg e il latte 90) e fu possibile grazie anche all’apporto che diede il Coni: la soluzione di pagamento fu in due tranches, la prima di 180 milioni e la seconda di 221 con mutui ottenuti dal Credito Sportivo e ammortizzabili in quindici anni.
Il primo Rigamonti occupava un’area di 95mila metri quadrati e aveva 45 mila posti utili, di cui 29mila a sedere, che attraverso 32 porte potevano comodamente defluire in meno di un quarto d’ora. Bruno Boni quel giorno si disse «orgoglioso come sindaco e come sportivo». I lavori erano iniziati il 30 aprile del 1956 per concludersi quindi oltre tre anni dopo. Il campo di gioco era contornato da una pista podistica larga 7 metri e lunga 400, dietro le porte del campo di calcio furono ricavate due piste con fossa di caduta per il salto in alto, due per il salto in lungo, quattro pedane per i lanci di peso e martello e altre due pedane con un’unica fossa di caduta per il salto in lungo e con l’asta furono ricavate sotto la tribuna.
Per la città fu un vero e proprio evento, al punto che da Piazza della Loggia partirono autobus speciali ogni 15 minuti dalle 9 del mattino per portare quanta più gente possibile ad ammirare il Rigamonti. Un fermento ed un orgoglio che fanno tenerezza se ripensati ai nostri giorni, con tutte le polemiche e gli epiteti che lo stadio di Mompiano si è preso negli anni essendo diventato troppo presto anacronistico rispetto alle esigenze del calcio post anni ’80.
Il giorno dell’inaugurazione era un sabato, vigilia di campionato: il Brescia, in serie B, debuttò infatti a Messina pareggiando 0-0 e dopo aver fatto altrettanto a Taranto la settimana successiva, il debutto al Rigamonti fu il 4 ottobre 1959: altro 0-0, stavolta con il Marzotto. A fine stagione la squadra del presidente Beretta, dell’allenatore Quario, dei giocatori Brotto e Zamboni, Favini e Bersellini, Vigni e Turra, chiuse al settimo posto.
Al Rigamonti nel 1998 Giovanni Paolo II celebrò il rito di beatificazione di Giuseppe Tovini mentre concerti rimasti nella storia sono quelli di Dalla-De Gregori (1979), Renato Zero (1980), Vasco Rossi (1989), David Bowie (1997), Elton John, Cranberries e Ligabue (2000).
Dopo la promozione in A nel 1992 furono allungate con un anello superiore Curva Nord e Gradinata, nel 2012 fu edificata la Nord in tubolari. Ma il vero lavoro di restauro è quello fatto quest’estate da Massimo Cellino con l’inaugurazione di domenica scorsa. Un Rigamonti tutto nuovo. Sessant’anni dopo.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato