Lo scontro tra vecchio e nuovo Brescia Calcio arriva in aula
Il futuro può attendere. E questa volta nulla c’entra il campo. In casa Brescia si guarda al passato e ai nodi tutt’ora irrisolti e che la proprietà ha portato all’attenzione del tribunale civile, sezione fallimentare.
Massimo Cellino ha infatti chiesto il fallimento della Brescia Service, la controllante del club biancoblù all’epoca della gestione Corioni. Un’istanza che sarà discussa la prossima settimana quando, dopo la prima udienza civile già celebrata e rinnovata per permettere alle parti di presentare al giudice fallimentare una memoria scritta, si ritroveranno nella stessa aula gli avvocati Giorgio Altieri e Luca Bonavitacola, che curano gli interessi del Brescia calcio, e i colleghi Francesco Onofri e Giuseppe Amato, legali di Antonella Corioni, riferimento della Brescia service, costituita il 12 gennaio 1996, oggi in liquidazione e nelle mani del liquidatore Giovanni Doga.
Non sarà un’udienza risolutiva perchè la partita appare lunga e non senza colpi di scena. L’ultimo è già agli atti: una controcausa firmata dalla Brescia Service con udienza già in programma a giugno. Ma andiamo con ordine.
Lo scontro tra il vecchio e il nuovo Brescia è in atto da diverso tempo e fin dal suo arrivo all’ombra del Cidneo, Cellino ha cercato la risoluzione a suon di carte bollate, intentando una doppia causa nei confronti di Antonella Corioni ed Antilia Ferrari, per vicende che già avevano interessato il club sotto la guida di Rinaldo Sagramola. Nel bilancio chiuso al 30 giugno 2015 le due donne figurano infatti tra i finanziatori della società rispettivamente per 384mila euro e 158mila euro.
«Nel bilancio in esame risultano allocati in contabilità significativi importi per i quali il Consiglio d’amministrazione ritiene di proseguire negli accertamenti da parte dei legali» scrisse l’allora amministratore. Il quadro pare non essere mutato e nel marzo scorso Cellino ha presentato istanza di fallimento nei confronti della Brescia Service per debiti mai estinti e cartelle esattoriali non saldate.
Antonella Corioni e Brescia Service hanno replicato attaccando e mettendo sul piatto il tema del marchio che Cellino ha cambiato a novembre, ma che a lungo è stato utilizzato dopo l’addio dei Corioni che proprio tramite Brescia Service ne detengono ancora la proprietà. E nessuno avrebbe versato un solo euro per l’impiego dello storico logo. Da qui la decisione di intentare causa. Anche in questo caso la contesa si trascina da tempo, considerando che la stagione scorsa Caracciolo e compagni non hanno praticamente mai indossato la prima maglia proprio per evitare problemi legali. Ora l’ultima parola spetterà al tribunale.
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