La boxe piange Gianni Gatti, il «re dei massimi»

Scherzando, ma nemmeno troppo, amava raccontare che in palestra ci era andato la prima volta per conquistare le ragazze, stufo di vedersi passare davanti, in balera, i pugili che già la frequentavano e che spopolavano tra la popolazione femminile dell’epoca.
Sta di fatto che Gianni Gatti, una volta conosciuto il mondo della boxe, all’inizio degli anni Cinquanta, non l’ha più lasciato imponendosi prima come pugile (dilettante dal 1953, professionista nei pesi medi dal 1958) e poi soprattutto come maestro, nella mitica Boxe Ring del patròn Franco Boselli.
Gianni Gatti se n’è andato nella notte tra domenica e lunedì a 83 anni (era nato a Travagliato il 30 agosto 1932), e con lui scompare un pezzo importante e carismatico della stagione più gloriosa della boxe bresciana, condivisa con l’amico-rivale Tony Mariani.
In carriera ha portato i suoi pugili (tra cui nomi del calibro di Tomasoni, Baruzzi, Nervino, Fossati, Chiodoni) a combattere ben 28 volte per un titolo tricolore, e la predilezione assoluta per la categoria regina gli era valsa l’appellativo di «re dei massimi».
Negli ultimi anni collaborava sovente con Mario Loreni, nella cui passione si riconosceva e in cui aveva individuato una speranza per il rilancio del pugilato bresciano. Domani, mercoledì, alle 13.45, Chiesa della Ss. Trinità a Brescia, i funerali.
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