José Mourinho, potente in declino da non deridere
Mi affascina moltissimo la figura del potente in declino. No, non parlerò del pittoresco e vagamente patetico decalogo che Silvio Berlusconi ha dettato ai cronisti per i modelli comportamentali ed estetici che dovranno tenere i giocatori del suo Monza. La non negoziabile indicazione sul fatto che i suoi nuovi adepti debbano essere sbarbati e non orecchinati scompare di fronte al diktat riguardo gli autografi. Dovranno essere rigorosamente composti da nome e cognome, possibilmente leggibili, non quegli orrendi scarabocchi che risultano offensivi per chi ha atteso per ore i già celeberrimi campioni del... Monza.
No, vi parlerò di José Mourinho. L’ho spesso considerato insopportabile. Affascinante come pochi, fossi una donna ne sarei perdutamente innamorata per il dotto magnetismo che sa irradiare. Invece ho spesso simpatizzato e fraternizzato per le squadre che affrontava proprio perché ho sempre ritenuto quel suo modo di fare, a metà strada tra un attore da serie tv e un imbonitore un po’ farabutto, la foglia di fico di una capacità relativa di essere davvero un allenatore di calcio. Condottiero, generale per il quale le truppe sono disposte ad uscire di trincea senza l’elmetto, ma non così inarrivabile nell’ortodossia del lavoro per il quale una società assume un allenatore. «Ha vinto tutto», mi è sempre stato ribattuto. Ora che invece JM non vince quasi più niente mi sembra innaturale unirmi al coro di chi, dopo averlo considerato un genio inarrivabile, ne deride gli inciampi e ne attende il funerale sportivo con un ricco esonero dal Manchester United.
Sabato era sotto 2-0 in casa contro il Newcastle, alla fine, forse nemmeno lui sa come, i suoi hanno vinto 3-2. E quando ho visto Sanchez, uno di quelli che JM aveva praticamente fatto fuori, mettere in porta la palla della vittoria ho pensato che fosse giusto così. C’è chi come Pogba lo ha attaccato in una maniera intollerabile: anche se avesse ragione, ad un giocatore non andrebbe mai permesso di assumere pubblicamente certi atteggiamenti nei confronti del proprio allenatore. Non credo che Mourinho sia un allenatore così grande come la sua bacheca e il suo ego mostrano. Ma non credo nemmeno sia onesto trattarlo come un rottame ora che il fluido magico, e la fortuna, gli hanno voltato le spalle. I grandi avversari si affrontano quando sono tali, quando declinano vanno accompagnati dolcemente verso l’oblio. C’è più gusto.
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