Marcell Jacobs spiato, il desenzanese: «Andrò per vie legali»
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Per capire cosa c’è dietro alla «spy story» che ha scosso l’atletica italiana, bisogna tornare indietro di cinque anni. Filippo Tortu, primo azzurro di sempre ad andare sotto i 10’’ nei 100, è il volto da copertina della pista azzurra. Il bresciano Marcell Jacobs è un atleta prossimo a concretizzare la metamorfosi da saltatore anonimo a velocista di successo planetario. Tra i due atleti i rapporti sono sempre buoni, ma non è poi così un mistero – tra gli addetti ai lavori – che qualche frizione vi sia stata tra i due entourage.
Incomprensioni, tensioni, cose di campo, che peraltro i due velocisti mai amplificano, cercando anzi di smorzare i toni. L’Olimpiade di Tokyo, con Jacobs campione dei 100 e trascinatore della 4x100 d’oro a cui partecipa anche Tortu, ridisegna definitivamente le gerarchie.
È alla luce di quei fatti che, forse, si può leggere in maniera più circostanziata il caso di «spionaggio» denunciato ieri dal Fatto Quotidiano, che scriveva di come il fratello di Tortu, Giacomo, nel biennio 2020-2021 volesse spiare Jacobs al fine di trovare prove di un possibile doping dello sprinter desenzanese.
Il tutto nasce da un’inchiesta sulla società di sicurezza ed investigazioni Equalize, sotto la lente dei giudici per accessi illeciti a banche dati istituzionali, con protagonisti l’ex poliziotto Carmine Gallo ed il vicentino Gabriele Pegoraro, considerato un «superhacker».
Secondo il racconto di Gallo, Giacomo Tortu si sarebbe presentato davanti a Pegoraro a settembre del 2020 per cercare di avere accesso ai certificati del sangue di Jacobs ed a chat e telefonate tra lo stesso desenzanese, l’ex coach Paolo Camossi, il manager Marcello Magnani e l’allora nutrizionista Giacomo Spazzini, che opera proprio sul lago di Garda.
Il tutto sarebbe costato 10.000 euro, senza l’esito sperato, perché fino all’ottobre 2021 Pegoraro avrebbe intercettato i dati dell’olimpionico senza però trovare la minima traccia di doping, un’accusa priva di fondamento che pure il mondo anglosassone aveva rivolto a Jacobs nei giorni del trionfo ai Giochi.
Da noi contattato, lo staff di Jacobs ha così risposto: «In relazione all’articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano relativamente a una attività di spionaggio che sarebbe stata commissionata nei confronti suoi e di suoi collaboratori, Marcell Jacobs non commenta, ma in attesa di ulteriori dettagli e verifiche ha dato mandato al suo avvocato di valutare i profili legali, come possibile parte lesa».
Giacomo Tortu, che non risulta indagato, avrebbe invece preferito non rispondere, mentre il fratello Filippo si dissocia: «Confido che i fatti siano chiariti al più presto e che il mio nome non sia associato a eventi da cui sono totalmente estraneo», ha detto l’oro della 4x100. Parola fine o è solo la prima puntata di un nuovo caso all’italiana?
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