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Jacobs, le illazioni sul doping dagli Usa: la risposta di Malagò

L’accusa del Washington Post: «Tanti campioni poi imbroglioni». Il numero uno del Coni: «Dispiace e imbarazzo»
La vittoria di Marcell Jacobs - Foto Epa/Jiji © www.giornaledibrescia.it
La vittoria di Marcell Jacobs - Foto Epa/Jiji © www.giornaledibrescia.it
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«Sarebbe ingiusto accusare Jacobs: a lui va dato il beneficio del dubbio, ma all'atletica no». Arrivano dagli Usa i dubbi di doping sulla finale dei 100, quella del vincitore a sorpresa. Lo scrive il Washington Post, che accusa l'atletica mondiale, «disseminata di campioni pop up rivelatisi poi imbroglioni col doping».

Il giornale americano ricostruisce la rapida ascesa dell'outsider Jacobs. «Non è colpa sua se la storia dell'atletica leggera fa sospettare per i miglioramenti così improvvisi e così enormi». Scettico anche il Times: «Da Ben Johnson a Gatlin a Coleman, l'arrivo di una nuova stella mette in allerta», scrive il giornale inglese, aggiungendo che delle 50 migliori prestazioni mondiali dei 100, a parte le 14 realizzate da Bolt, 32 su 36 sono di velocisti poi risultati positivi.

Oggi, a nome di tutto lo sport italiano, ha risposto il numero uno del Coni: «Le considerazioni di alcuni giornalisti - ha detto Giovanni Malagò - sono fonte di dispiacere e anche di grande imbarazzo sotto tutti i punti di vista. Parliamo di atleti che vengono sottoposti sistematicamente e quotidianamente nel villaggio a tutti i controlli antidoping. Quando fai un record nazionale, o continentale, i controlli raddoppiano: è veramente qualcosa che dispiace, perché dimostra come non sia stata accettata la sconfitta». Dunque «difesa a spada tratta di Marcell».

Il presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera Stefano Mei, Marcell Jacobs, Gimbo Tamberi e il presidente del Coni, Giovanni Malagò - Foto Ansa/Ciro Fusco © www.giornaledibrescia.it
Il presidente della Federazione Italiana di Atletica Leggera Stefano Mei, Marcell Jacobs, Gimbo Tamberi e il presidente del Coni, Giovanni Malagò - Foto Ansa/Ciro Fusco © www.giornaledibrescia.it

E se in tutto in mondo i social sono stati inondati di post di apprezzamento per «la più bella storia» dei Giochi giapponesi, c'è chi critica senza mezze misure la «decisione» di Gimbo Tamberi e Mutaz Barshim di prendersi ex aequo l'oro nel salto in alto. «Nella mia vita di sportiva, ho sempre seguito una regola: se salti la stessa misura, l'asticella si alza», il messaggio dell'ex astista Ellena Isinbayeva, che contesta il doppio oro, invece elogiato da Dick Fosbury, un nome che è storia. «Non ci trovo nulla di strano: è stata una gara perfetta, vinta da due grandi campioni», ha twittato l'inventore del suo salto.

Ma forse, nell'epoca della pandemia, il miglior post è quello dell'Organizzazione mondiale della Sanità: sotto la foto di Tamberi-Barshimi sul podio con mascherine e mano congiunte in alto, posta il messaggio: «Saltiamo fuori dal Covid-19 insieme. Uniti vinciamo tutti». 

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