Inzaghi e il Brescia: un’empatia nata fin dal primo giorno
Trecentosedici gol in 694 partite ufficiali. Cinquantasette gare e 25 reti in Nazionale. E poi un Mondiale, un titolo Europeo con l’Under 21, un campionato di B, tre scudetti e altrettante Supercoppe italiane, una Coppa Italia, una Coppa Intertoto, due Champions League, due Supercoppe europee e un Mondiale per club. Raccontare Pippo Inzaghi da calciatore vuol dire parlare di uno dei giocatori entrati nella storia del calcio italiano e non solo. Ecco perché il neo allenatore del Brescia è a tutti gli effetti un personaggio oltre che un tecnico.
Voluto fortemente da Massimo Cellino che lo ha corteggiato, gli ha esposto il suo piano (biennale, quindi a media-lunga scadenza), lo ha lavorato ai fianchi fino alla firma del contratto. Da allenatore. Inzaghi arriva in biancazzurro dopo aver guidato dalla panchina Milan, Venezia, Bologna e Benevento, con una promozione dalla Lega Pro alla B coi lagunari e un campionato cadetto dominato in giallorosso. Ma soprattutto giunge a Brescia carichissimo per la nuova avventura.
Chi osserva gli allenamenti, chi ha seguito il ritiro di Darfo, ha percepito come tra la piazza, la tifoseria delle rondinelle e l’allenatore si sia subito creato un rapporto speciale, vi sia un’empatia che non sempre nasce al «primo sguardo». Chi ha il biancazzurro nel cuore vede in Inzaghi l’uomo del riscatto, quello destinato a cancellare le amarezze di due stagioni di cui si salva soltanto il finale dell’ultima. Dall’altra parte il neo 48enne ha preso la sfida di Brescia come una sorta di missione e sta dando tutto se stesso sul campo e fuori (non sono un caso le cene con la squadra), insieme allo staff, per lasciare il segno.
I tifosi lo cercano, lo applaudono, lo sostengono: lui stesso è rimasto sorpreso da tanto affetto ancor prima di cominciare e sa di non poter «tradire» gli appassionati. Obiettivo. Nessuno lo dice apertamente, ma se la squadra arriverà al primo settembre rinforzata del tutto allora la promozione può essere l’obiettivo. Anche se quello vero, al momento, è di costruire una buona base di lavoro, che vada di pari passo al vivere in un ambiente in cui poter lavorare tranquillamente.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato