Il Tas dice no al bresciano Ruffoni: resta la squalifica a 4 anni
Ci ha provato fino in fondo. Dapprima con l’assoluzione sotto il profilo penale per frode sportiva ottenuta al tribunale di Brescia, poi ha cercato, tramite i suoi legali, di convincere il Tas (tribunale dell’arbitrato dello sport) di Losanna ad ottenere la riabilitazione sportiva per tornare all’amato sport, il ciclismo.
Ma il bresciano Nicola Ruffoni ha dovuto incassare il no del Tribunale sportivo internazionale che non ha modificato o accorciato la squalifica impartita dall’Uci, quattro anni.
La vicenda risale all’aprile 2017 quando il giovane di Castenedolo, allora in forza alla Bardiani Csf, di rientro dal giro di Croazia dove si era aggiudicato due tappe, viene raggiunto presso la sua abitazione dagli ispettori Uci per un controllo a sorpresa.
Il risultato di positività all’ormone della crescita viene comunicato al corridore e alla squadra solo alla vigilia della partenza del Giro per la Sardegna, provocando un grande scandalo ed il licenziamento in tronco della sua squadra. Ora per Ruffoni non resta che aspettare per il ritorno alle corse, se ne avrà ancora voglia, nel 2020.
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