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Il defibrillatore e i corsi che potrebbero bloccare l'attività

I tornei provinciali sono a rischio di paralisi per l'assenza di operatori abilitati all'uso del salvavita
Un defibrillatore
Un defibrillatore
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Secondo una norma della Federcalcio (che non fa altro che riprendere il decreto Balduzzi e, in Lombardia, la successiva delibera regionale del 23 gennaio 2013) volta a tutelare la salute dei tesserati, entro la fine del mese diverrà obbligatorio per tutte le società dotarsi di un defibrillatore. E, ovviamente, avere operatori in grado di usarlo.

Tutto giusto, solo che il corso relativo, almeno dalle nostre parti (mentre in altre regioni ci si è adeguati alla norma) non è ancora stato organizzato e quindi a Brescia poche società hanno tra i loro tesserati qualcuno in grado di usare questo strumento salvavita.

L’impasse dipenderebbe da divergenze sul tipo di corso, che in teoria dovrebbe limitarsi a poche ore di teoria e ad una prova pratica per imparare ad usare lo strumento.

Secondo la Federazione medici sportivi, invece, dovrebbe comprendere anche nozioni di pronto soccorso generali, riguardanti interventi in caso di traumi ed altre tipologie di infortuni. Teoricamente questa soluzione sarebbe la migliore, ma cozza contro qualche impedimento che cerchiamo di riassumere.

Prendiamo una società dilettantistica tipo, con prima squadra e sei o sette formazioni del settore giovanile. Questa dovrebbe avere almeno due o tre persone per ogni formazione - un solo operatore non sarebbe sufficiente perché potrebbe avere impedimenti occasionali di vario tipo e quindi ci deve essere qualcuno in grado di sostituirlo - in grado di usare il defibrillatore, il che presuppone che al corso in oggetto dovrebbe iscrivere almeno una ventina di persone.

Ora, mentre il corso per usare il defibrillatore si svolge in un paio di sedute, quello di pronto soccorso ha una durata molto maggiore e poche società possono contare su una ventina di volontari disposti a rinunciare magari a parecchie ore di lavoro oppure ad impegnare una parte non piccola del loro tempo libero. Non è poi dato sapere se questo corso completo avrebbe dei costi per le società (cosa più che probabile) o sarebbe gratuito.

Per la cronaca, diciamo che altre regioni hanno già fatto svolgere il corso limitandolo - come facilmente preventivabile - all’uso del defibrillatore, per cui il problema dovrebbe essere solo lombardo.

La cosa probabilmente si risolverà all’italiana, con la solita proroga che allontanerà temporalmente la soluzione del problema, ma certo non lo risolverà.

Ma se questa proroga non arrivasse e la scadenza prevista venisse rispettata, quali sarebbero i presidenti di società disposti a restare al loro posto rischiando magari una denuncia per la mancanza di operatori oppure, facendo tutti gli scongiuri, anche per la responsabilità in caso di tragedie?

Comunque anche la proroga non sarebbe - ovviamente - la soluzione ottimale, perché lascerebbe nell’attuale situazione di rischio i giocatori. Quindi, tra il non fare in attesa di ottenere il massimo e fare quel che è al momento possibile (e necessario), non ci dovrebbero essere dubbi. Almeno crediamo. Altrimenti è facile immaginare una sensibile contrazione del numero delle squadre in campo.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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