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IL COMMENTO di Cristiano Tognoli

La squadra di Scienza spreca in avvio e poi viene travolta dall'ispirata formazione adriatica
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La chiamano «bambola», ma quando te la trovi davanti non è per nulla bella da vedere. Nel ciclismo è la «cotta», quella che ti fa arrivare al traguardo quando i primi hanno già fatto la doccia.

È una lezione di calcio quella che il Brescia prende dal Pescara. Zeman fa vedere al Rigamonti quello che era solo riuscito a far intuire in una partita (il 3-2 al Cesena) nel 2006, ma che in tanti anni di carriera ha mostrato più volte. Un 3-0 a domicilio, di quelli che rimangono. Che non è il male né la botta, ma purtroppo è il livido. Seconda sconfitta consecutiva, due punti nelle ultime quattro partite, con otto gol sul groppone. Due reti di media, da brividi per quella che fino a un mese fa era la miglior difesa del torneo.

Un Brescia irriconoscibile. Non solo nel gioco, ma anche nell'assenza di spirito da combattimento. L'immagine di Anania che può giocare palla fuori dalla propria area di rigore senza essere pressato fa riflettere. Ma con i giovani capita anche questo. Non sai mai cosa ti possono dare. Nel bene e nel male.

Alla fine del primo tempo era già tutto chiaro. Oltre al 2-0 abruzzese c'erano 7 tiri del Brescia (0 nello specchio) contro i 13 degli avversari (7 in porta).
C'era una pericolosità del 90% per Zemanlandia contro il 35,3%. E ancora 328 palloni giocati dai viaggianti contro 290. Solo il possesso palla (51-49) sorrideva al Brescia. Che all'inizio è stato schierato da Scienza come la filosofia del club impone: i gioielli in vetrina. Per questo Leali ha vinto il ballottaggio su Arcari e Daprelà quello su Dallamano.

Attenzione però a non esagerare con questa politica, anche se in tribuna ieri c'erano - tra gli altri - i vice di Allegri, Tassotti e Landucci, e gli osservatori del Napoli, Micheli e Mantovani, che per altro ben conoscono la gioielleria di casa Corioni. Divorata una palla gol con Feczesin al 3' e fallita un'altra per troppa precipitazione con El Kaddouri al 21', il colpo di testa (alto) di Jonathas al 27' è stato l'ultima traccia biancoazzurra. Da lì il Pescara è emerso come il mostro di Loch Ness. Il Brescia s'è messo paura. Immobile si è travestito da Cutolo e ha mandato gambe all'aria un'altra volta la retroguardia biancoazzurra. Insigne è diventato un topolino imprendibile e con un gran tiro da fuori ha chiamato Leali (senza macchie nonostante i tre gol) alla deviazione sul palo, ma ancora Immobile in tap in ha insaccato.

Brutto Brescia nel primo tempo, ancor più sgonfio nella ripresa. Dove è mancata anche un po' di cattiveria. Un salvataggio sulla linea di De Maio e un errore d'Insigne hanno solo rinviato il momento del tris, giunto al quarto d'ora quando il difensore francese ha «bucato» e l'imprendibile puntero di scuola napoletana non ha perdonato. Un palo di Sansovini e una strepitosa parata di Leali sul solito Insigne hanno evitato che si ripetesse la peggior sconfitta della storia in B (0-4 con l'Ascoli, primavera 2008). Unica parata di Anania in chiusura di match su Vass.

Il pubblico (non quegli incivili che hanno cercato il contatto con una decina di pescaresi in curva) ha dimostrato maturità, applaudendo alla fine la squadra e incitando uno per uno i giocatori con cori partiti dalla curva nord. Quanto visto in precedenza non si dimentica. Per la prima volta il Brescia è fuori dalla zona play off, ma ha pur sempre nove punti di vantaggio sui play out. Ed è ciò che conta. Da una squadra costruita senza spendere un centesimo, non si può chiedere altrimenti. Solo che smaltisca in fretta la sbornia di ieri sera.
Cristiano Tognoli

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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