Il Breno sale ancora nonostante il campo pesante
Mettiamola così: adesso la paura della zona rossa si può congelare, proprio come il campo di Grumello, bersagliato dalla neve da inizio intervallo fino al 15’ della ripresa. Il momento meteorologicamente peggiore coincide col meglio del Breno, che sotto la burrasca trova con Mondini il colpo di testa da 3 punti contro il Real Calepina, divenuti 6 se sommati a quelli di Vimercate. Due scontri diretti solo sulla carta, che ripongono il faldone salvezza nell’archivio, sperando di non doverlo più tirare fuori. Non è un caso che il Breno vinca la partita nelle condizioni peggiori, che teoricamente potevano favorire la tattica difensiva di Zenoni: la squadra di Tacchinardi, infatti, pur non rinunciando mai al gioco, ha saputo adattarsi alle circostanze.
Nel primo tempo, anziché picconare in verticale, il Breno sembra una società di movimento terra: la palla gira costantemente per togliere il fondo ai locali, inchiodati in un 4-4-2 guardingo. Tagliani di testa sfiora la porta al 9’ da corner, Tanghetti si fa rimontare al 17’ su lancio illuminante di Mauri (bravo Valois), Nolaschi calcia centrale al 28’. Il Real Calepina esce dal guscio e si affida a Giangaspero: palo a porta vuota, ma a gioco fermo dopo punizione di N’Diaye al 33’, girata a lato al 45’. La scossa orobica dura fino a inizio ripresa, quando ancora Giangaspero trova il tackle di Wojdyla a togliergli il cono di luce verso la porta.
Il Breno torna a giocare, ma in modo diverso: l’ultimo ricamo è sullo scambio Mauri-Tanghetti-Melchiori, che libera il 10, col tiro rimpallato da Vallisa sulla linea. Il fondo a quel punto non consente più di tenere palla a terra, ma c’è il piano B: Sampietro cerca Tagliani da corner, Gherardi devia; nuovo cross del 29 e stavolta Gherardi, sulla schiacciata di Mondini, para quando è tardi. Palla dentro, e ora la gara cambia: il Breno si è già sporcato le vesti e i suoi ragazzi non hanno paura a vestirsi da gregari. Solo Mauri si mangia il campo stile Nicolino Berti a Monaco di Baviera 1988, trovando Gherardi sul più bello. Infine, spazio a gestione e sofferenza, ma senza mai farsi schiacciare: Razzitti colpisce un palo di testa al 34’ e segna in girata al 37’ dopo uscita sbagliata di Triglia, ma un fuorigioco resetta tutto. C’era? Non c’era? Il dubbio suggerisce che la ruota - anche arbitrale - ha iniziato a girare.
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